A marzo 2022 l’inflazione ha raggiunto un nuovo record, accelerando per il nono mese consecutivo e raggiungendo un livello (+6,7%) che non si registrava da luglio 1991. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è cresciuto dell’1,2% su base mensile e del 6,7% su base annua.
Lo comunica l’ISTAT, sottolineando come l’accelerazione dell’inflazione sia dovuta soprattutto ai prezzi dei beni energetici (cresciuti da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare relativamente alla componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%) e, in secondo luogo, ai prezzi dei beni alimentari e durevoli. I prezzi dei beni energetici regolamentati, ad esempio, sono quasi doppi di quelli registrati nello stesso mese dello scorso anno.
Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, l’inflazione di fondo accelera da +1,7% a +2,0% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%. Ad ampliarsi, inoltre, è il gap inflazionistico tra i prezzi dei beni e quelli dei servizi, passando da -6,8 punti percentuali di febbraio a -8,4. Per quanto riguarda il carrello della spesa, crescono sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5,0%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,3% a +6,9%). Per effetto dei saldi invernali, infine, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,6% su base mensile e del 7,0% su base annua (con un aumento da +6,2% di febbraio).