A che punto siamo con i progetti del PNRR?

di Alessandra Gualtieri

23 Febbraio 2022 10:00

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Bene digitalizzazione, infrastrutture ferroviarie e salute, in ritardo rivoluzione verde, ricerca e infrastrutture sociali: l'analisi dei progetti realizzati per ogni missione.

Quando quasi un anno fa il Premier Mario Draghi e i ministri del suo esecutivo erano impegnati a definire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tutta l’Italia aveva espresso un proprio parere in merito alle priorità che il programma avrebbe dovuto seguire per un rilancio sostenibile dell’economia. Dall’economia circolare alle infrastrutture tecnologiche, passando per istruzione, cultura e mobilità, erano stati questi i temi maggiormente dibattuti dall’opinione pubblica, in attesa di conoscere l’effettiva allocazione dei fondi europei destinati all’Italia. Fondi che, ricordiamo, ammontano a un totale di 191,5 miliardi di euro, progressivamente stanziati dall’Unione Europea, sulla base del raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Fondi PNRR e allocazione risorse

La struttura definitiva del PNRR, che ormai tutti conosciamo, si articola in 6 macro-missioni, che corrispondono alle specifiche aree di intervento:

  1. digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. infrastrutture per una mobilità sostenibile
  4. istruzione e ricerca
  5. inclusione e sociale
  6. salute

Queste missioni a loro volta raggruppano 16 componenti, funzionali per realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Per realizzare le missioni identificate, i fondi europei sono stati destinati a spese di duplice natura: da un lato gli investimenti e dall’altro le riforme, a cui tuttavia sono stati destinati soltanto 5,7 miliardi, meno del 3% delle risorse totali.

Il rischio è che, se questi fondi dovessero rivelarsi insufficienti per formulare le riforme in modo attento e approfondito, i fondi destinati agli investimenti, cioè i restanti 185,9 miliardi, potrebbero risultare inefficaci nel produrre rapidamente le opere, i beni e servizi previsti dal programma. La messa a terra dei programmi potrebbe infatti scontrarsi con possibili barriere normative, amministrative e burocratiche che le riforme, se formulate in modo non idoneo, potrebbero non essere in grado di eliminare o livellare per tempo.

Ma quanto e come sono stati effettivamente utilizzati i fondi fino ad oggi?

1a Missione: realizzati 15 progetti su 18

Partiamo dalla prima missione, Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, di fondamentale importanza per un aumento solido della competitività del tessuto imprenditoriale italiano, a cui il PNRR ha destinato 40,3 miliardi, circa il 21% del totale. Come si evince dalle rilevazioni dell’Osservatorio PNRR del Sole24Ore, dei 18 progetti previsti (di cui 17 investimenti e 1 riforma), ben 15 sono in linea con la timeline prevista dal programma.

Fa piacere notare che al primo posto per risorse utilizzate nel 2021 – all’interno di questa prima missione – ci sia la Cybersecurity: già 170 milioni i spesi, dei 623 destinati a rafforzare le difese di sicurezza informatica nelle Pubbliche amministrazioni, per proteggerla da minacce come frodi, ricatti e attacchi terroristici e tutti i rischi posti dalla criminalità informatica. Secondo e terzo posto, per utilizzo nell’anno appena concluso, spettano a “Realizzazione della Piattaforma Nazionale Dati” e “Incremento della diffusione di PagoPA”, seguite da “Digitalizzazione dell’Inps e dell’Inail”.

Tutti questi progetti, portati avanti con priorità in questi mesi, dimostrano la crescente importanza che anche il nostro Governo dà ormai alla corretta gestione dei dati pubblici: i dati sono ormai universalmente riconosciuti come un bene comune e fondamentali risorse del Paese che, se adeguatamente strutturati e monitorati, possono supportare le PA nella progettazione di servizi più vicini ai cittadini, creando nuovi modelli di business, nuove competenze e nuovi posti di lavoro.

Resta invece indietro, almeno per ora, il primo importante progetto della prima missione – Infrastrutture digitali – volto a “garantire che i sistemi, i dataset e le applicazioni della pubbliche amministrazioni siano ospitati in data center altamente affidabili e con elevati standard di qualità per sicurezza, prestazioni, scalabilità, interoperabilità europea ed efficienza energetica.”. I 900 milioni destinati a questo progetto risultano ad oggi ancora del tutto inutilizzati, mentre una prima spesa di 111 milioni di € è stata prevista nel corso del 2022.

2a Missione: 3 progetti realizzati su 17

Andando avanti nell’analisi del PNRR, un primo dato che appare evidente è un forte scostamento tra la percentuale di fondi destinati alla seconda missione, Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, e il loro effettivo utilizzo alla data odierna: 59,5 miliardi allocati (circa il 31% del totale) contro i 2,6 miliardi utilizzati nel 2021 e i 6,2 allocati per il 2022.

Andando più nel dettaglio, si osserva come solo 3 dei 17 progetti in cui si articola la seconda missione siano effettivamente in linea con il cronoprogramma del progetto; il cosiddetto “Parco Agrisolare”, che prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle aziende agricole, ha utilizzato, come da programma, un investimento di 255 milioni nel 2021 e lo prevede in egual misura per l’anno in corso e quelli successivi. La “Cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali” e “Strategia nazionale per comunità energetiche e verdi” sono gli altri due progetti che, stando alle rilevazioni dell’Osservatorio PNRR del Sole24Ore, stanno procedendo come da programma, mentre i restanti 14 sono finora rimasti in sospeso.

3a Missione: obiettivi centrati

La terza missione del piano, Infrastrutture per una mobilità sostenibile, appare perfettamente in linea con la timeline prevista, con alcuni progetti addirittura già partiti e finanziati nel 2020, ancora prima che il Piano fosse approvato e addirittura concepito. Tra questi, vediamo al primo posto “Connessioni Nord-Europa: Liguria-Alpi”, il progetto di realizzazione di un asse ferroviario ad alta velocità che permetterà di dimezzare i tempi di percorrenza sia sulla tratta Genova-Milano che sulla tratta Genova-Torino.

Al secondo posto, per investimenti spesi nel 2020 e 2021, troviamo il “Potenziamento nodi metropolitani”, una misura che ha lo scopo di migliorare la mobilità nelle grandi città e nelle aree urbane di medie dimensioni attraverso servizi di viaggio a medio raggio confortevoli e veloci; l’obiettivo ultimo del progetto è di incentivare il trasporto ferroviario e renderlo più comodo e conveniente rispetto all’uso dell’auto privata, aumentando l’accessibilità e l’interscambio tra le stazioni ferroviarie e le metropolitane.

Con 493 milioni già spesi tra 2020 e 2021, troviamo infine il terzo progetto in ordine di fondi investiti negli ultimi due anni: “Connessioni Nord-Europa: Brescia-Verona-Padova”, che va a potenziare la linea AV/AC Torino-Milano-Venezia e si inserisce nel Corridoio Mediterraneo della rete strategica transeuropea di trasporto (TEN-T core network) che dalla Spagna arriva alla frontiera Ucraina.

All’interno della terza missione, sono previsti in totale 17 progetti volti a potenziare la rete ferroviaria ad alta velocità/capacità e a migliorare l’intermodalità e la logistica integrata, ad oggi tutti in linea con il programma di investimento previsto dal Piano.

La misurazione degli obiettivi raggiunti

A questo punto dell’analisi, sorge spontaneo domandarsi: come si concretizzano gli obiettivi del Piano? A chi si affida la realizzazione di ogni progetto previsto? Quali sono i criteri con cui si misura se l’obiettivo è raggiunto o meno?

Se si pensa, ad esempio, alla terza missione appena presa in esame, risulta abbastanza facile immaginare la metrica da utilizzare per verificare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi preposti: i chilometri di binari costruiti, i chilometri di rete cablata, l’effettivo congiungimento di due punti geografici, sono tutti criteri facilmente misurabili e che offrono una visione oggettiva del lavoro svolto.

Ma, volendo prendere ad esempio uno dei progetti della seconda missione – “Cultura e consapevolezza delle sfide ambientali” – che ha l’obiettivo di “diffondere tra i cittadini, e soprattutto tra le nuove generazioni, cultura e consapevolezza sulle sfide ambientali da affrontare e sugli stili di vita più sostenibili da adottare.“ e che si concretizzerà in una grande campagna omnichannel, sorgono alcuni dubbi. A chi si affida questo delicato compito di diffondere consapevolezza su temi ambientali? E come si misura l’effettivo raggiungimento degli obiettivi? Quando si può dichiarare che i cittadini abbiano maggiore consapevolezza sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze?

Andando a leggere con attenzione il documento “ISTRUZIONI TECNICHE PER LA SELEZIONE DEI PROGETTI PNRR”, si trovano risposte abbastanza esaustive sul primo e secondo punto, in quanto il Governo ha identificato con una certa chiarezza i criteri con cui selezionare e assegnare la realizzazione dei progetti del Piano.

Sul tema, invece, dei criteri con cui misurare il raggiungimento di milestone e target, (le milestone definiscono generalmente fasi rilevanti di natura amministrativa e procedurale; i target rappresentano i risultati attesi dagli interventi, quantificati in base a indicatori misurabili.) il documento appare meno esaustivo.

Eppure, queste due misure sono di fondamentale importanza, in quanto il cronoprogramma del PNRR prevede il raggiungimento di milestone e target alla fine di ogni trimestre fino al 2026, mentre la verifica sul rispetto delle scadenze da parte delle istituzioni europee, dal cui esito positivo dipende l’erogazione dei fondi, avviene su base semestrale.

4a Missione: i progetti virtuosi

Tralasciando, per ora, questa questione di non semplice risoluzione, passiamo alla quarta missione, Istruzione e ricerca, in cui vediamo invece un ritardo generalizzato che interessa 10 progetti su 17 previsti.

Volendo guardare ai progetti virtuosi, troviamo al primo posto il  “Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica”, con 700 milioni spesi nel 2021 e circa altrettanti allocati per il 2022. Le attività previste da questo progetto sono di fondamentale importanza per garantire la sicurezza degli edifici scolastici, ma anche per assicurare una reale ed effettiva fruibilità degli ambienti didattici, spesso trascurati e non adeguati alla loro essenziale destinazione.

A questo segue, per fondi investiti, il progetto “Piano per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia”, a cui è destinata la percentuale più elevata dei fondi allocati alla terza missione: 4,6 miliardi di €, di cui 650 milioni già spesi nel 2021 e altrettanti allocati per il 2022. Il progetto in questione prevede in tutto la creazione di 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.

Segue, infine, con 400 milioni già spesi e 460 previsti per quest’anno, il progetto “Intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali nei cicli I e II della scuola secondaria di secondo grado” volto a garantire le competenze di base ad almeno un milione di studenti per 4 anni, anche attraverso l’istituzione di un portale unico nazionale di formazione online. Sempre tramite strumenti digitali, il progetto vuole anche proporre attività di mentoring per gli studenti a rischio di abbandono o che hanno già abbandonato gli studi.

I progetti in ritardo

Passando, invece, alle voci della quarta missione che maggiormente preoccupano per il ritardo rispetto al cronoprogramma del PNRR, troviamo forse al primo posto, per scostamento tra risorse allocate ed effettivo utilizzo, la voce “Scuole innovative, nuove aule didattiche e laboratori”, l’investimento che mira ad accelerare la transizione digitale delle scuole italiane rendendo le loro strutture ambienti tecnologicamente più avanzati, flessibili e adatti a una maggiore digitalizzazione dell’insegnamento. Dei 2,1 miliardi destinati al progetto, ne sono stati allocati 550 milioni sul 2022, mentre nel 2021 non c’è stato nessun utilizzo delle risorse previste.

Altra grande lacuna nell’impiego dei fondi relativa alla quarta missione è l’intera componente – Dalla ricerca all’impresa – che include due progetti: “Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori” e “Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione”. Entrambi i progetti non hanno ricevuto investimenti nel 2021, mentre vedono allocati rispettivamente 100 milioni e 200 milioni di € per il 2022, mostrando ancora una volta come la ricerca scientifica si collochi molto in basso tra le priorità strategiche del nostro paese.

5a Missione a due velocità

La quinta missione, Inclusione e sociale, ha visto fino ad oggi una decisa polarizzazione delle priorità; la prima componente – Politiche per il lavoro – comprende 6 progetti, tutti perfettamente in linea con il cronoprogramma del Piano. La seconda componente – Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore – comprende 11 progetti, di cui solo 1 svolto nei tempi previsti e, al contrario, 10 in netto ritardo rispetto al cronoprogramma.

Partendo, come sempre, dai casi più virtuosi, al primo posto troviamo la riforma “Politiche attive del Lavoro e Formazione” che ruota sul rafforzamento dei Centri per l’Impiego, sul Programma di Garanzia di Occupabilità dei lavoratori (Gol), sul Fondo Nuove Competenze e sull’estensione della collaborazione tra i sistemi pubblico e privato. Un totale di 4,4 miliardi di € destinati al progetto, di cui 400 milioni spesi nel 2021 e 1 miliardo allocati sul 2022.

A seguire, il progetto “Servizio Civile Universale”, volto ad aumentare il numero di volontari per l’omonimo servizio e a migliorare la qualità dei programmi e dei progetti a cui partecipano i giovani: 650 milioni di € allocati in totale dal PNRR, di cui 216,6 milioni già spesi l’anno scorso. Infine, con 220 milioni di € già investiti nel 2021, troviamo il progetto “Sistema Duale”, che si riferisce a quella tipologia di formazione che prevede l’alternanza tra formazione scolastica e professionale (anche attraverso lo strumento dell’apprendistato).

Passando alla seconda componente di questa missione, troviamo i progetti che maggiormente stanno registrando un deciso ritardo rispetto ai tempi previsti dal Piano.

Prima voce per fondi allocati i “Progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre emarginazione e degrado sociale”, che prevedono di “fornire ai Comuni con più di 15.000 abitanti i contributi necessari per investire nella rigenerazione urbana e ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale, per migliorare la qualità del decoro urbano e il contesto ambientale.” (Fonte: https://italiadomani.gov.it). Ben 3,3 miliardi destinati a questo progetto, ad oggi rimasti intoccati; la prima spesa prevista, di 400 milioni di €, ricade sul 2022. Segue il progetto “Piani integrati urbani” che riguarda gli investimenti volti al miglioramento di ampie aree urbane degradate, per la rigenerazione e rivitalizzazione economica. Oltre 2,9 miliardi allocati, di cui i primi 150 milioni saranno spesi solo quest’anno.

Scorrendo la lista degli altri progetti in ritardo, si nota la bassa priorità assegnata, in generale, a tutte le misure rivolte al sostegno di persone vulnerabili, anziane o con disabilità. Gli unici investimenti portati a termine nel 2021, all’interno di questa componente, riguardano il “Progetto di inclusione sportiva e sociale” che ha l’obiettivo di migliorare le strutture sportive e i parchi cittadini, promuovendo sostenibilità e innovazione, per favorire la socializzazione e l’inclusione. Resta, tuttavia, ancora molta la strada da fare anche in relazione a questo progetto: dei 700 milioni allocati ne sono stati spesi solo 30, mentre 84 sono allocati sul 2022.

6a Missione in linea con il programma

Concludiamo la nostra analisi con una nota positiva: la sesta missione, Salute, sembra essere perfettamente in linea con il cronoprogramma. Complice, probabilmente, anche la centralità crescente che la sanità pubblica ha assunto in questi due anni di pandemia. Ammontano a 15,6 miliardi i fondi destinati a questa missione, di cui oltre 1,2 miliardi già investiti tra 2020 e 2021.

Il progetto “Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero” ha visto un investimento di oltre 170 milioni di € nel 2020 e di 624,1 milioni nel 2021, confermandosi come priorità assoluta della missione. A seguire, il “Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione” e “Verso un nuovo ospedale sicuro e sostenibile”, che insieme covano un investimento di oltre 3 miliardi di €, di cui quasi 700 milioni già spesi.

Conclusioni

La strada da percorrere per l’attuazione del PNRR resta ancora lunga. Gli obiettivi sono tantissimi e il Piano è, per la maggior parte, ancora in fase di strutturazione. Un augurio, in questi mesi cruciali, è che le notizie e i dati delle ultime settimane, sull’impennata dell’inflazione, non ne mettano a repentaglio la buona riuscita.

Dall’analisi, emerge sicuramente l’ottimo lavoro svolto finora per portare avanti con priorità e tempestività tutti i progetti volti a migliorare la competitività delle nostre imprese. Le infrastrutture digitali, la formazione 4.0 e la spinta all’innovazione unite a infrastrutture ferroviarie all’avanguardia sono certamente gli strumenti giusti per un rilancio dell’economia italiana su basi solide e sostenibili.

In questo contesto, un monitoraggio costante dei progetti in corso e di quelli futuri unito ad esperienza e tempestività nel preparare la documentazione necessaria sono gli ingredienti fondamentali per cogliere al meglio le possibilità che il Piano metterà a disposizione nei prossimi quattro anni. I consulenti finanziari, soprattutto se dotati di potenti strumenti digitali, come Finanza.tech, possono essere di cruciale importanza nel supportare le imprese a cogliere tutte le opportunità che il PNRR potrà offrire.


L’analisi a cura di Finanza.Tech

 

Angelica De Vincentiis è Marketing and Communication Specialist di Finanza.tech, il finance enabler che, grazie alla sua piattaforma digitale e alla gestione evoluta dei dati, permette alle aziende di dialogare in ambito finanziario con banche, investitori e altri enti in modo tempestivo, semplice e flessibile. Ma Finanza.tech non è solo finanza. La società si occupa anche di business information e consulenza direzionale con l’obiettivo di rivoluzionare le logiche di accesso e partecipazione al mercato dei capitali, riducendone i tempi e i costi di accesso.