Dopo aver toccato nel 2021 un minimo del 2,1%, nel 2022 è previsto un aumento al 3,8% del flusso di nuovi crediti deteriorati delle imprese: è quanto emerge dall’ultimo Outlook ABI-Cerved di febbraio 2022 sulle società non finanziarie. La fine delle moratorie e lo stop alle misure Covid di sostegno al credito potrebbero tradursi in un rischio di insolvenza. NPL in rialzo in diversi settori.
Impatto Covid sul credito d’impresa
I dati per dimensione tracciano un quadro eterogeneo della situazione, con un calo dei crediti deteriorati per le microimprese e per le piccole imprese ed un lieve aumento per le grandi aziende e le medie imprese.
I dati per settore rispetto ai livelli pre-Covid rivelano le seguenti dinamiche: il settore sei servizi risulta il più penalizzato dalla crisi Covid, seguito dall’industria. Trend inverso per l’agricoltura e nelle costruzioni, grazie agli impatti del PNRR e delle agevolazioni fiscali straordinarie. Le microimprese del terziario e le piccole imprese dell’industria sono i cluster che sconteranno maggiormente, a fine emergenza, l’impatto della pandemia. Di contro, le PMI delle costruzioni sono quelle che “ne usciranno meglio”.
I trend sul credito delle imprese
Se lo scorso anno le misure e le tutele Covid hanno mantenuto la situazione sotto controllo, assicurando la tenuta del sistema produttivo e impedito un aumento dei default, nel 2022 lo scenario potrebbe mutare. Considerato il perdurante clima di incertezza, nel 2022 si stima un peggioramento che tuttavia dovrebbe essere gestibile e soprattutto temporaneo. Nel 2023 il tasso di deterioramento è infatti stimato in netta diminuzione (al 3,3%), con percentuale appena superiori ai livelli pre-Covid del 2019 (2,9%).
La ripresa sarà accompagnata da una progressiva uscita dalle misure pubbliche di sostegno al credito. La revoca delle moratorie, la riduzione delle garanzie del Fondo FCG sui finanziamenti e il rientro dal regime temporaneo di
aiuti di stato potrebbero generare un effetto domino elevando il rischio di insolvenza, mitigato finora dalla flessibilità concessa dall’EBA (Autorità bancaria europea), sulle posizioni ammesse alla sospensione dei pagamenti, che ne aveva evitato l’automatica classificazione come NPL.
Le richieste al Governo
In assenza di una proroga delle misure per il credito, si delinea uno scenario di incertezza per i crediti delle imprese. Secondo Andrea Mignanelli, Ad Cerved Group, il mercato è comunque in grado di gestire i volumi di NPL attesi. Ad ogni modo:
nel corso del 2022 e del 2023, con la graduale uscita dalle misure emergenziali i crediti deteriorati delle imprese torneranno ad aumentare.
favorire le rinegoziazioni per rendere sostenibile il debito delle imprese e agevolarne la ricapitalizzazione per ribilanciarne la struttura finanziaria.