Per fronteggiare il caro bollette, il Governo sta mettendo a punto un intervento complessivo con effetti a lungo termine sui costi dell’energia, che interessano le famiglie ma anche il mondo produttivo. Nel frattempo, però, arriva un decreto che ha l’obiettivo di fronteggiare l’attuale impennata dei prezzi, soprattutto a favore delle imprese: si parla di un intervento intorno ai quattro miliardi di euro.
Il Consiglio dei Ministri per la sua approvazione è atteso per venerdì 21 gennaio, dopo le riunioni tecniche e l’incontro di giovedì tra il premier con Mario Draghi, che fra le altre cose ha ricevuto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Bollette: subito 4 miliardi contro i rincari
Nel Decreto Bollette il Governo sblocca nell’immediato 4 miliardi senza necessità di scostamenti di bilancio e senza intervenire con prelievi forzosi sugli extra-profitti delle aziende energetiche. Le risorse arrivano in parte dalle aste energetiche ETS (sono le aste per le emissioni di Co2) per circa 1,5 miliardi, per altri 2,5 miliardi dalla cartolarizzazione di alcuni oneri di sistema.
Bisogna attendere il decreto per capire in che modo concretamente verranno stabiliti i primi tagli alla bolletta, e a favore di chi (solo imprese, anche consumatori). Serviranno a ridurre nell’immediato l’impatto del caro energia in attesa di misure più a lungo termine, che sono state annunciate, per esempio, dal viceministro all’Economia Laura Castelli: «Stiamo ragionando anche di alcune misure a lungo termine, 12-24 mesi».
Negli ultimi giorni si sono susseguiti vertici tecnici e con le rappresentanze delle imprese, non si esclude una cabina di regia prima del CdM. Dopo l’incontro fra Draghi e Bonomi, Confindustria ha fatto sapere che si «va nella direzione, auspicata della maggiore condivisione possibile» e del «coordinamento diretto di Palazzo Chigi», per arrivare all’attuazione immediata delle misure contro l’aumento dei prezzi dell’energia.
L’impatto del caro energia sulle imprese
In base ai calcoli del Centro studi Confindustria, i costi energetici delle imprese industriali nel 2022 saranno pari a 37 miliardi, un’impennata dagli 8 miliardi spesi nel 2019. Un livello che viene definito «insostenibile per le imprese italiane». Il prezzo dell’elettricità, si legge ancora nel report di Viale Astronomia, «è più alto che in Francia e altri paesi europei, a seguito delle policy che questi hanno messo in campo. Questi rincari significano anche un marcato aumento della bolletta energetica, pagata dall’Italia ai paesi esportatori».
Confcommercio quantifica un +76% per il Terziario (20 miliardi). In particolare, in base a un report dell’associazione di imprese insieme a Nomisma, per l’elettricità, le imprese del terziario, «con un consumo complessivo di 22 miliardi di chilowattora, con le nuove tariffe in vigore dal 1° gennaio, vedranno aumentare la bolletta da 7,4 miliardi di euro nel 2021 a 13,9 nel 2022. A questa spesa si deve poi aggiungere quella, altrettanto pesante, per il gas che, con un consumo complessivo di 5 miliardi di metri cubi, vedrà la bolletta aumentare da 3,9 miliardi € nel 2021 a 6 miliardi nel 2022».
Confartigianato lamenta la discriminazione tariffaria e degli oneri fiscali che penalizza le PMI rispetto alle imprese energivore. I piccoli imprenditori, segnala l’associazione imprenditoriale, «sono penalizzati da una distribuzione iniqua di questi oneri, che finanziano per il 49%, pari a 4,7 miliardi di euro, e che sono dedicati, tra l’altro, alle agevolazioni per le aziende energivore». Stessa considerazione anche da parte di CNA, che aggiunge: «la distribuzione sperequata aggrava i normali costi energetici di un ulteriore 35%, mettendo le piccole imprese ai margini di un mercato in cui le imprese industriali hanno il vantaggio competitivo di pagare l’energia quattro volte di meno».
Le richieste al Governo delle PMI
Confindustria insiste nel chiedere una task force coordinata tra Governo e imprese per arrivare ad un piano condiviso, su cui peraltro il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fornito ampie anticipazioni. Molto in sintesi, secondo un report del centro studi dedicato al caro energia, è possibile agire su diversi fronti: intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas, aumentare la produzione nazionale di gas e riequilibrare gli approvvigionamenti esteri, riformare il mercato elettrico.
CNA chiede un tavolo con tutte le sigle del mondo produttivo: «senza coinvolgere le piccole imprese le soluzioni sono destinate ad essere insufficienti e parziali” afferma il presidente, Dario Costantini.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, segnala: “il caro energia senza precedenti è un’emergenza e un’urgenza. Un’emergenza perché è un costo insostenibile per un milione di imprese del terziario, le più colpite dalla pandemia. Un’urgenza perché occorre intervenire subito e in modo strutturale: dalla dipendenza estera, agli oneri di sistema, alla compensazione dell’aumento dei prezzi dei carburanti sui settori del trasporto e della logistica”.
Confartigianato sollecita la riforma rapida e drastica della struttura della bolletta per garantire una distribuzione più equa degli oneri generali di sistema tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia. Richieste specifiche: distribuzione più equa degli oneri generali di sistema in bolletta tra le diverse categorie di utenti e legata all’effettivo consumo di energia, trasferire alla fiscalità generale le componenti tariffarie destinate a finanziare le agevolazioni per gli energivori e il bonus sociale, definizione normativa dei criteri di distribuzione della contribuzione in bolletta, fondati sull’allineamento tra consumi e gettito, revisione della disciplina delle agevolazioni alle imprese a forte consumo di energia, eliminazione delle inefficienze legate alla formazione del prezzo di Borsa.