Riduzione del potere d’acquisto ed erosione del valore dei risparmi o comunque della liquidità disponibile: sono i due principali fattori che rischiano di compromettere la stagione degli acquisti natalizi in presenza di un deciso rialzo dell’inflazione. L’analisi è di Confcommercio, contenuta in un report dell’Ufficio Studi che quantifica le possibili riduzioni di consumi del quarto trimestre in base a diversi scenari di inflazione.
Per il 70%, le perdite stimate sarebbero legate proprio all’impatto sul potere d’acquisto del reddito disponibile, mentre in seconda battuta al minore potere d’acquisto della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida, dunque non tutelata dalle fluttuazioni dell’inflazione.
Lo scenario all’interno del quale si inseriscono le stime sui consumi natalizi vede un’inflazione di fine 2021 superiore al 3% e una crescita della quota di spesa destinata ai costi fissi, in ragione dell’incremento dei prezzi dell’energia che si è già riflesso sulle bollette di luce e gas “nonostante i sostegni stanziati dal governo per neutralizzare, in parte, gli effetti di tali aumenti sui bilanci delle famiglie, in particolare di quelle più fragili sotto il profilo del reddito da lavoro”.
Il report presenta due diversi scenari di andamento dell’inflazione, elaborando dati Istat e Banca d’Italia:
- aumento dell’indice di prezzi al consumo fra il 2 e il 3%, l’impatto sugli acquisti del quarto trimestre vede una riduzione di circa 2,7 miliardi di euro di consumi;
- rialzo dell’inflazione fra il 3 e il 4%, il calo dei consumi potrebbe arrivare a 5,3 miliardi di euro.
In entrambi i casi, secondo lo studio, quasi i tre quarti della perdita deriverebbero da un’immediata riduzione del potere d’acquisto del reddito disponibile, il resto dall’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida.
Giovedì 28 ottobre, la BCE non ha modificato i tassi e ha confermato la propria vision sulle prospettive future legate all’inflazione. Stessa vision nelle previsioni delle variazioni degli indici di prezzo contenute nel Dpb (Documento programmatico di bilancio), che stima un’inflazione al’1,5 per il 2021 e all’1,6 per il 2022. In ogni caso, l’eventuale l’inflazione non attesa riduce nel breve periodo il potere d’acquisto dei redditi e dei risparmi delle famiglie.
Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, ritiene che per rilanciare investimenti e consumi bisogna «utilizzare presto e bene le risorse del PNRR e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi».