La Legge di Bilancio 2022 entra nel vivo: da qui a fine anno è pronto il calendario dei diversi step che porteranno all’approvazione finale della Manovra economica, le cui misure si baseranno sulle risorse e le stime macro-economiche indicate nella NaDEF (Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), secondo i saldi e le linee di intervento messe nero su bianco nel Dpb (Documento programmatico di bilancio) inviato a Bruselles per presa visione.
Il testo del disegno di legge della Manovra vera e propria, dopo una serie di slittamenti è atteso in Consiglio dei Ministri entro giovedì 28 ottobre, in forte ritardo rispetto alla tradizionale tabella di marcia, anche in considerazione del braccio di ferro politico legato ad alcune riforme, che la Legge di Bilancio dovrà necessariamente contenere (in particolare, la riforma delle pensioni per il dopo Quota 100), così da poter entrare in vigore dal primo gennaio 2022.
Calendario Legge di Bilancio 2022
Vediamo di seguito il calendario approssimativo dei prossimi appuntamenti chiave.
- 26 ottobre – 2 novembre: manovra in CdM e approdo in Parlamento
- 13-17 dicembre: voto del Ddl Bilancio
- 20-23 dicembre: ok definitivo della Camera alla Manovra
Legge di Bilancio in CdM e in Parlamento
Nel corso della settimana, si punta a martedì 26 ma è più probabile che si arrivi a giovedì 28 ottobre, sarà convocato il Consiglio dei Ministri durante il quale discutere e approvare lo schema della Manovra 2022, ossia il disegno di legge di Bilancio, che dovrebbe poi essere depositato in Senato il 2 novembre per l’avvio dell’esame del provvedimento. In parallelo, è in corso anche l’iter del Decreto fiscale collegato alla ex Legge di Stabilità, approvato il 15 ottobre e già in Parlamento per la conversione in legge, approdato in Senato e assegnato alle Commissioni Finanze e Lavori pubblici.
Voto Legge di Bilancio 2022
Nella settimana dal 13 al 17 dicembre, prevedibilmente il Senato esaminerà e voterà in Aula a Palazzo Madama il testo della Manovra 2022, dopo essere stato esaminato nelle settimane precedenti dalle Commissioni (a partire dalla quinta Commissione Bilancio). Si tratta di un voto importante, perché visti i tempi stretti è possibile che venga blindato il testo della Manovra che ne uscirà. In pratica, a Montecitorio, in sede di voto alla Camera, si rischierà di dover approvare la Legge di Bilancio con un testo ormai definitivo. Questo, a causa dei ritardi accumulati in fase iniziale. Nel frattempo, dovrebbe anche essere in via di conclusione l’iter di approvazione finale alla Camera (anche in questo caso con un testo ormai blindato) del Decreto fiscale collegato alla Manovra, che deve concludersi entro il 20 dicembre.
Approvazione Legge di Bilancio 2022
Dal 20 dicembre, incassato ance l’ok definitivo al Decreto fiscale, si procederà a votare a Montecitorio il ddl Bilancio (senza modifiche), entro Natale, anche se in teoria ci sarebbe tempo fino al 31 dicembre. Trattandosi di un testo blindato, ci si attende che la Legge di Bilancio sia comunque approvata in tempo per la pausa delle vacanze natalizie e di fine anno, così da entrare in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 1° gennaio 2022.
I nodi della Manovra 2022
Lo slittamento di una settimana per l’approdo del Ddl Bilancio in CdM è legato essenzialmente a due fronti caldi:
- quello del taglio delle tasse (da capire come distribuire le risorse per l’applicazione delle diverse misure sul tavolo, cuneo fiscale ed IRPEF in primis);
- quello della riforma pensioni, entrambi molto dibattuti anche in senso alla maggioranza, con diverse opzioni sul tavolo ed un problema non indifferente di scarse risorse economiche.
Taglio tasse: quali e per chi?
Per il capitolo riduzione della pressione fiscale, il braccio di ferro in corso è quello tra riforma del terzo scaglione e aliquota IRPEF (a vantaggio di famiglie e lavoratori) e taglio del costo del lavoro e dell’IRAP (a vantaggio delle imprese). Tutte misure che dovrebbero trovare posto, nel tempo, nel più ampio quadro della riforma fiscale. Da capire, però, cosa anticipare con la Legge di Bilancio. In mancanza di accordo politico, le risorse finiranno in un fondo, su cui deciderà il Parlamento.
Riforma Pensioni: le opzioni sul tavolo
Se da un lato il Premier Mario Draghi ha dichiarato nei giorni scorsi un abbandono definitivo della Quota 100 (che la Lega avrebbe voluto invece rinnovare), dall’altro ha anche affermato che il “ritorno alla normalità” (leggi: requisiti standard per la pensione anticipata come individuati dalla Legge Fornero 2011) sarà graduale, aprendo alla mediazione sulle diverse formule proposte: Quota 102 per il 2022 e Quota 104 per il 2023 (proposta Orlando), ma forse anche Quota 103 (proposta Salvini). La proposta del Ministro Orlando, in base alle stime dei sindacati, garantirebbe l’uscita ad appena 10mila lavoratori, rivelandosi di fatto inutile. La proposta della Lega, di contro, richiederebbe ulteriori risorse economiche da “ritagliare” altrove. Se si reperisse un ulteriore miliardo rispetto ai circa 1,5 mld stanziati per il prossimo triennio, si potrebbe ipotizzare un’uscita graduale da Quota 100 (riducendo lo scalone dei 5 anni dal primo gennaio 2022) con:
- Quota 102 nel 2022,
- Quota 103 nel 2023,
- Quota 104 nel 2024.
In pratica, si manterrebbe ferma l’uscita a 64 anni per tre anni, con un diverso requisito contributivo: 38 anni di versamenti nel 2022, 39 anni nel 2023, 40 anni di contributi versati nel 2024. Sullo sfondo, le richieste per la pensione anticipata agevolata anche nel 2022 con Opzione Donna e per lavori gravosi (causa perorata dal Centrosinistra) su cui per l momento tutto tace.
Gli altri nodi politici
Un altro capitolo delicato della Legge di Bilancio 2022 è il Reddito di Cittadinanza, che sarà rinnovato ma dovrebbe subire un giro di vite in quanto ad obblighi formativi e lavorativi (in linea con le misure della riforma degli ammortizzatori sociali, che in questi giorni sta proseguendo a sua volta l’iter di attuazione).
=> Bonus Edilizi in Manovra: dal 2022 si riducono le detrazioni
Infine, per il capitolo Bonus in edilizia, manca ancora la quadra politica sulla proroga al Superbonus fino al 2023, che al momento escluderebbe tutti tranne condomini e case popolari. Il compromesso potrebbe essere l’estensione parziale con un decalage progressivo nel tempo per quanto concerne le percentuali di detrazione applicabili, non soltanto al Superbonus/ Ecobonus ma anche al Bonus Facciate.