La sperimentazione durerà due anni e servirà a mettere a punto le caratteristiche tecniche in vista di un’eventuale fase successiva, che richiederebbe altri tre anni per lo sviluppo vero e proprio, se i risultati saranno positivi, la BCE (Banca Centrale Europea) emetterà l’Euro digitale, moneta elettronica, che non sostituirà ma affiancherà quella cartacea, unendo ai vantaggi del digitale (facilità e sicurezza dei pagamenti) quelli della moneta (costo zero per le operazioni): solo le tappe e gli obiettivi prefissati, annunciati ufficialmente dopo l’approvazione del Consiglio direttivo.
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La spinta Covid ai pagamenti digitali
«Stiamo entrando nell’era della moneta digitale. Come accadde in passato con la moneta merce o con la moneta rappresentativa, la moneta digitale si sta affermando in risposta ai mutamenti della società e all’evoluzione della tecnologia» spiega Fabio Panetta, membro italiano del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, sottolineando come il Covid abbia «reso evidente la rapidità di questa trasformazione». Fra i settori a maggior tasso di innovazione, inutile sottolinearlo, c’è quello dei pagamenti digitali. E qui si inseriscono le considerazioni in base alle quali le banche centrali stanno pensando alla moneta digitale.
Pro e contro della moneta elettronica
«Servizi di pagamento digitali e online offerti dagli intermediari privati comportano benefici in termini di comodità, rapidità ed efficienza delle transazioni» ma, al tempo stesso, «possono generare rischi sotto il profilo della privacy, della sicurezza e dell’accessibilità delle operazioni, e anche «risultare costosi per alcuni utenti: i pagamenti digitali sono infatti utilizzati in misura maggiore dai consumatori con reddito più elevato, mentre il contante è usato soprattutto dagli utenti con reddito più contenuto, a riprova del suo ruolo essenziale al fine di favorire l’inclusione finanziaria».
Il ruolo della BCE
«Le banche centrali non possono ignorare questi sviluppi. Da secoli lo Stato rende disponibile la sua moneta a tutti i cittadini come simbolo di stabilità, sicurezza e fiducia. L’offerta di una moneta sovrana quale bene pubblico rappresenta una delle attività fondamentali oggi svolte dalle banche centrali. Alla luce della digitalizzazione in atto – che potrebbe rivoluzionare il mercato dei pagamenti e persino l’intero sistema finanziario – le banche centrali devono agire con decisione al fine di mantenere il passo con l’evoluzione tecnologica in corso».
Il progetto Euro digitale
Il progetto dell’Euro digitale ha dunque l’obiettivo «di sviluppare una soluzione in linea con le esigenze del sistema dei pagamenti». Con le due precisazioni importanti di cui sopra: la BCE ha approvato per il momento solo il progetto, non è ancora sicuro che verrà alla fine deciso di metterlo effettivamente in pratica. In ogni caso, l’Euro digitale non sostituirà in alcun modo la moneta cartacea, che continuerà a circolare e avere lo stesso valore e le stesse caratteristiche di oggi. Per spianare la strada e dirimere dubbi ci sono già stati diversi passaggi: il rapporto dell’Eurosistema, una consultazione pubblica, sperimentazioni per valutare le sfide tecnologiche.
I vantaggi
Fra i punti a favore emersi: mezzo di pagamento privo di costi, sicuro, accettato ovunque, tutela della privacy (con protezione dallo sfruttamento delle informazioni a fini di lucro e da intrusioni ingiustificate), governance solida e trasparente, stimolo all’innovazione e alla concorrenza (gli operatori europei potrebbero innalzare la qualità dei prodotti resi disponibili al pubblico, rimanendo competitivi pur in presenza della continua espansione dei giganti tecnologici globali nel settore dei servizi finanziari e di pagamento), sostenibilità ambientale (consumo di energia trascurabile rispetto alle cripto-valute). Panetta sottolinea anche come la consultazione pubblica abbia registrato il maggior numero di commenti fra tutte quelle fin qui promosse dalla Bce. Le priorità evidenziate da singoli utenti e imprese: privacy, sicurezza e ampia fruibilità.
Le sfide
Ci sono però anche una serie di nodi: in generale c’è la primaria esigenza di non creare tensioni nel sistema finanziario, nell’economia, nella società. A tal fine, è importante definire il perimetro dei requisiti operativi e tecnologici. Per esempio:
- modalità con cui assicurare che l’Euro digitale sia utilizzato come mezzo di pagamento e non di investimento;
- scelta tra infrastruttura tecnologica centralizzata (potenzialmente più efficiente e agevole da gestire) e decentralizzata (preferibile al fine di effettuare direttamente transazioni tra utenti finali);
- memoria locale dei dispositivi degli utenti al fine di realizzare pagamenti off-line.
Gli obiettivi
A risolvere queste e altre criticità serviranno i prossimi due anni di sperimentazione, che prevedono il coinvolgimento, oltre che di tutte le istituzioni, di gruppi di approfondimento, intermediari finanziari e tutte le parti interessate. «Il nostro obiettivo – conclude Panetta – è quello di essere pronti, al termine di questi due anni, ad avviare lo sviluppo dell’Euro digitale. Questa ulteriore fase potrebbe richiedere circa tre anni. L’Euro digitale avrà successo se determinerà vantaggi per i soggetti interessati: cittadini, commercianti e intermediari finanziari». Il progetto viene portato avanti «con la massima cautela» in linea con il mandato della BCE di «preservare la stabilità sia monetaria sia finanziaria», ma anche «con la determinazione necessaria per scrivere questa nuova pagina del cammino europeo».