Conto alla rovescia per il disco verde definitivo del Recovery Plan italiano da parte della Commissione UE: la procedura richiede l’approvazione di tutte le parti in forma scritta, un iter veloce che dovrebbe concludersi entro 24 ore. Quindi, entro il 22 giugno è in programma il via libera al PNRR presentato dal Governo. In base alle indiscrezioni che filtrano, si tratterà di un ok con formula piena: tutte “A”, tranne una “B” alla voce costi, come per tutti gli altri Piani nazionali finora approvati. Con analoga procedura, Bruxelles sta infatti approvando i vari Recovery Plan nazionali: finora sono già stati approvati quelli di Grecia, Danimarca, Lussemburgo e Austria. Nella stessa giornata attesi anche i primi commenti della Presidente Ursula Von der Leyen, in visita a Roma il 22 giugno: nel pomeriggio in conferenza stampa con il premier Mario Draghi.
Il PNRR italiano vale 222,1 miliardi: 191,5 miliardi di euro di risorse europee e 30,6 miliardi aggiuntivi confluiti in un Fondo Complementare nazionale. Ci sono poi ulteriori 26 miliardi che arrivano dal Fondo Sviluppo e Coesione, per un totale di 248 miliardi. «Portare avanti i piani per il Recovery sarà molto impegnativo, in particolare per quei Paesi che ricevono in rapporto al PIL le risorse maggiori – ha sottolineato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni -. Sono talvolta quei paesi che hanno maggiori difficoltà nell’assorbimento delle risorse europee. Quindi, sarà un impegno notevole, e tra quattro o cinque anni capiremo se questa scommessa sarà vinta. Se sarà così, potrà anche cambiare il destino dell’Unione Europea».
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Per quanto riguarda in particolare l’Italia, Gentiloni sottolinea che mantenere gli impegni sul PNRR «sarà fondamentale, ma anche difficile», aggiungendo che comunque «ci sono condizioni favorevoli con un ampia maggioranza parlamentare, guidata “dall’uomo giusto al momento giusto”, e cioè Mario Draghi». Fondamentali le riforme collegate al Piano «penso alla giustizia, la concorrenza, al settore degli appalti pubblici e della pubblica amministrazione, al fisco. Tutte grandi questioni le cui riforme non saranno scritte a Bruxelles ma quest’ultima condizionerà l’erogazione delle risorse al raggiungimento degli obiettivi».