La seconda dose di vaccino anti Covid nelle località di vacanza probabilmente non si farà, con buona pace delle migliaia di neo vaccinati, soprattutto quelli con prima dose di AstraZeneca, che hanno segnato in calendario per agosto la data del richiamo: nonostante la disponibilità di alcune Regioni a somministrare presso le proprie località turistiche la seconda dose, il Commissario straordinario all’Emergenza, il Generale Francesco Figliuolo, pare aver scelto la via del laconico pragmatismo, che poco lascia sperare a chi agognava una tregua almeno geografica dopo un altro di sacrifici e confinamento:
È bene che chi va in vacanza si regoli in funzione dell’appuntamento.
Dunque, senza una volontà “centralizzata” che preveda a breve tale opzione — che per concretizzarsi necessita di un impegno logistico e organizzativo per dirottare le dosi di richiamo, riprogrammare / confermare presso altra sede le prenotazioni, coordinare le banche dati regionali, aggiornare gli elenchi dei vaccinati — a poco servono le buone intenzioni di alcune Regioni (come Liguria, Veneto, Sicilia o Puglia, che vorrebbero monetizzare quest’opportunità a beneficio di tutti) disposte anche a metterci del proprio con l’avallo dello Stato. C’è anche da dire che altre, anche se interessate dai flussi turistici estivi, si sono chiamate fuori (vedi la Sardegna, che non ha certo bisogno di attrarre nuovi turisti), mentre altre ancora hanno preferito un diplomatico silenzio (vedi la Calabria, che già sconta ritardi ai residenti) o un possibilismo prudente (ad esempio l’Emilia Romagna, che rimanda alle scorte nazionali).
Alcune Regioni, come la Sicilia —meta estiva gettonatissima, ancor più in era Covid quando, soprattutto tra i meno arditi, prendere un aereo per andare all’estero fa venire lo scoramento tra green pass e tamponi ai bambini — avevano espressamente richiesto al Commissario anche la possibilità di somministrare la prima dose in vacanza, rendendo l’offerta del vaccino una sorta di attrattiva in più per attirare turisti. Non male affatto come idea, peraltro non nuova in altre località d’Europa, ma su questo punto al momento tutto tace.
Eppure il pressing non manca, anche da parte degli operatori (vedi Federalberghi) che hanno rivolto un appello al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. Il quale però, pur non chiudendo la questione (“con costanza e organizzazione si riuscirà a trovare la soluzione anche per questo”) ha inevitabilmente ripassato la palla al Commissario (“confidiamo che con il generale Figliuolo si riescano a trovare quelle modalità per risolvere anche questo problema”), dal momento che più che una scelta politica è di natura organizzativa. Rassicurazioni interlocutorie anche da parte del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa:
La politica sta aprendo un dibattito e una riflessione, ma è facilmente comprensibile che l’ipotesi porta con sé delle difficoltà organizzative. Tutto deve passare attraverso un accordo in Conferenza Stato-Regioni.
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E sempre che il Generale Figliuolo inserisca tale richiesta nelle priorità d’azione da qui a fine giugno. Nel frattempo, il Commissario ha invitato a rivolgersi ai centri vaccinali per eventuali richieste di uno spostamento di una o due settimane, ma questa strada pare facilmente percorribile: tra rischi di minore protezione vaccinale e disdette in massa, è difficile pensare che i vari hub e centri vaccinali si assumano tale responsabilità, se non in casi davvero particolari e con spostamenti temporali minimi, che poco cambierebbero al grosso degli aspiranti vacanzieri. Ma tentar non nuoce. Per gli altri, ferie in città ad agosto o corse in treno a prezzi doppi per andare e tornare dalle località di vacanza.