Si è tenuta nella giornata dell’8 aprile la Conferenza Stato-Regioni-Comuni-Province sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta di uno degli ultimi passaggi che il Governo deve compiere prima della stesura definitiva del Recovery Plan italiano, da inviare a Bruxelles per ottenere i fondi europei di Next Generation EU necessari a finanziare le riforme e gli investimenti che l’Italia intende attuare per la ripresa post pandemia da Covid-19.
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PNRR: il ruolo degli enti locali
La riunione sul tema Recovery Plan dell’Italia si è tenuta in sede di conferenza unificata Stato-Regioni-Comuni-Province con la presenza del presidente del Consiglio, Mario Draghi, del ministro dell’Economia, Daniele Franco, e del ministro degli Affari regionali e della Autonomie, Mariastella Gelmini. Ancora una volta il premier ha rimarcato il fatto che si tratta di “un pacchetto di investimenti molto ambizioso”, di “portata storica”, “un’occasione unica”, “un’opportunità che dobbiamo cogliere” per migliorare le scuole e modernizzare la burocrazia. “È importantissimo spendere e spender bene”.
Durante la conferenza, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha “contestato il ritardo con il quale le Regioni sono state coinvolte nel confronto con il Governo centrale per l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan, nel metodo e nel merito. Non ci si aspetti dai governatori del Sud una condotta approntata a sterile rivendicazionismo, un atteggiamento da piagnoni lamentosi e accattoni“. Musumeci ha quindi esortato il Governo ad focalizzarsi sulla riduzione del divario Nord-Sud Italia e a rendere il Meridione un polo attrattivo e competitivo nell’area del Mediterraneo.
Vero è che il sistema Italia è diviso in due poli, ma l’uno ha bisogno dell’altro e senza infrastrutture materiali e immateriali si condannano i territori del Meridione alla povertà.
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Chiedendo al premier Draghi cosa il Governo centrale intenda fare del Sud in una prospettiva geopolitica a medio termine e come si pensi di aiutarlo a superare la marginalità che da sempre subisce rispetto al continente europeo, Musumeci ha concluso il proprio intervento con una provocazione:
Volete gestire voi le risorse? Fatelo pure, ma non si può pensare di destinarle a obiettivi che non siano condivisi con le Regioni del Mezzogiorno, come purtroppo fino a ieri si è tentato di fare.
Draghi ha posto l’accento sulla necessità di collaborare:
Il rapporto tra Governo e Regioni deve essere di collaborazione altrimenti queste sfide non si vincono. Le sfide si vincono insieme: voi siete le antenne nel rapporto con i cittadini.
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Il premier ha inoltre spiegato che la supervisione politica del Recovery Plan è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti. Il modello organizzativo del Piano prevede due livelli:
- da una parte la struttura di coordinamento centrale supervisiona l’attuazione del Piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione Europea, a seguito del raggiungimento degli obiettivi previsti. Ad affiancarla ci sono anche una struttura di valutazione e una struttura di controllo;
- dall’altra le amministrazioni sono responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale.
In programma anche la costituzione di task force locali che aiutino le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure.
La roadmap del Recovery Plan italiano
La road map prevede che dopo la Conferenza Stato-Regioni, il nuovo PNRR, che secondo Draghi è in continuità con il precedente in alcune aree e in forte discontinuità su altri temi, venga presentato al Parlamento il 26 e il 27 aprile, quando si svolgeranno le comunicazioni del Presidente del Consiglio alle Camere. Quindi entro il 30 aprile il Piano verrà inviato alla Commissione Europea.
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Bruxelles poi avrà fino a due mesi di tempo per valutare il PNRR e passarlo al vaglio del Consiglio Europeo. Questo si potrà prendere fino a un altro mese di tempo e, se tutto andrà bene, l’UE inizierà ad inviare all’Italia il 13% delle risorse promesse (209 miliardi di euro) entro l’estate. I fondi poi potranno essere utilizzati fino al 2026 e restituiti entro il 2058.