La Corte Costituzionale di Karlsruhe, Germania, ha bloccato la ratifica del Recovery Fund, dopo che il Parlamento Europeo aveva approvato in via definitiva il regolamento di governance del Recovery Fund, ossia il Recovery e Resilience Facility (RRF), che definisce obiettivi, risorse e modalità di accesso e di utilizzo del fondo europeo da 672,5 miliardi di euro, per supportare gli Stati Membri della UE nei programmi di contrasto al Covid e di rilancio economico per la ripresa dopo la grave crisi scaturita a seguito del dilagare della pandemia.
Vediamo le ragioni della Germania, i dubbi sulla ratifica del Recovery Fund e i rischi per i fondi UE destinati all’Italia, ovvero i 209 miliardi di euro attesi per il finanziamento del Recovery Plan italiano (PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
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Ratifica Germania incognita
Per il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, processo di ratifica del Recovery Fund da parte della Germania è un’incognita, nonostante la Commissione UE si sia dichiarata fiduciosa sul fatto che la ratifica possa concludersi secondo il calendario previsto.
Ma facciamo un passo indietro e capiamo bene quale è il punto. La ratifica del Recovery Fund che implica l’aumento delle risorse proprie del bilancio europeo è un passaggio fondamentale per fornire la garanzia delle emissioni di bond per un valore complessivo di 750 miliardi di euro da destinare agli Stati membri per finanziare i loro Recovery Plan.
Il nocciolo della questione è proprio questo: il debito. E senza il via libera di tutti i Paesi Membri non prenderanno il via né il Recovery Fund né il procedimento di concessione ed erogazione dei fondi UE.
Ad oggi sono 16 su 27 gli Stati Membri che hanno ratificato la Decisione sulle Risorse proprie (Ord), ovvero l’atto giuridico con cui si introducono i nuovi strumenti di finanziamento per ripagare i debiti che l’UE contrarrà per reperire i 750 miliardi. L’Italia ha ratificato, così come Spagna, Belgio, Grecia, Lussemburgo, Lettonia, Croazia, Cipro, Francia, Malta, Slovenia, Portogallo e Bulgaria.
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Ora quello che è successo in Germania è che entrambe le Camere del Parlamento hanno già approvato il provvedimento, con una maggioranza di due terzi, ma 2500 cittadini, coordinati da un esponente di Afd, Bernd Lucke, economista anti-euro, hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale tedesca contro la ratifica dell’accordo, che dovrebbe avvenire con la firma del Capo dello Stato, Frank-Walter Steinmeier. Le motivazioni sono fondamentalmente due:
- il timore dei tedeschi è di trovarsi a dover ripagare anche una quota del debito dovuta da altri Paesi;
- una presunta violazione del Trattato che prevede il divieto per l’UE di operare con risorse non proprie, dovendo l’Unione raccogliere le risorse sul mercato per concedere prestiti e sovvenzioni, andando secondo i ricorrenti di fatto ad operare con fondi non suoi.
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Per ora la Consulta ha sospeso la sottoscrizione in attesa della sua pronuncia di merito. Se da una parte si ritiene improbabile che la Germania blocchi definitivamente la ratifica, anche perché in realtà la raccolta del risparmio da parte dell’UE avviene proprio con l’impegno giuridico ed economico della stessa Unione che acquisisce così fondi che diventano suoi, dall’altra vi è il rischio concerto di un allungamento dei tempi, con effetti nocivi anche per l’Italia.