Nel suo discorso al Parlamento alla vigilia del Consiglio UE del 25 e 26 marzo, il premier Mario Draghi ha ripreso i punti programmatici già individuati in sede di richiesta di fiducia alle Camera al nuovo esecutivo: la priorità è «una piena e rapida soluzione della crisi sanitaria», che va perseguita innanzitutto con la campagna vaccinale anti Covid. L’obiettivo del Governo resta quello sottolineato nelle ultime settimane: «portare presto il ritmo di somministrazioni a mezzo milione al giorno». Al momento, invece il ritmo delle vaccinazioni è di quasi 170mila dosi al giorno, con riferimento alle somministrazioni di marzo, comunque più che raddoppiate rispetto ai mesi precedenti. «Questo è avvenuto nonostante il blocco temporaneo delle somministrazioni di AstraZeneca, che sono state in parte compensate con un aumento delle vaccinazioni con Pfizer». Dunque, l’Italia è sulla strada giusta ma c’è la necessità di accelerare. Il concetto è quello a più riprese ribadito, che viene nuovamente sottolineato.
«Vaccinare più persone possibile, nel più breve tempo possibile. E’ cruciale vaccinare prima i nostri concittadini anziani e fragili, che più hanno da temere per le conseguenze del virus».
Draghi sottolinea la volontà di voler dare un messaggio di fiducia agli italiani, senza nascondere la necessità di colmare ritardi che ci sono stati, e che vengono anche analizzati. Soprattutto, nella vaccinazione degli over 80.
Su questo fronte, sottolinea Draghi, «abbiamo già ottenuto degli importanti risultati: l’86% degli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali ha già ricevuto una dose di vaccino e oltre due terzi ha completato il ciclo vaccinale». I risultati sono concreti: «un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che il numero di nuovi casi di Covid-19 diagnosticati nelle RSA tra fine febbraio e inizio marzo è rimasto sostanzialmente stabile, a fronte di un chiaro aumento dell’incidenza nella popolazione generale».
Ma in generale, sulla «copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». C’è quindi una critica all’andamento non omogeneo sul territorio nazionale della campagna, a discapito delle fasce di popolazione più deboli. La soluzione: «tutte le Regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della Salute». Attenzione: non c’è solo il richiamo alle Regioni, c’è anche la piena assunzione di responsabilità da parte del Governo: «sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni, in nome dell’Unità d’Italia, il successo sarà pieno».
Draghi non è divisivo ma pragmatico, e indica una strada da percorrere in modo chiaro e senza nascondere le criticità, che sono da superare e che anzi vengono definite superabili utilizzando strumenti che sono già attivi. «Se paragonate al resto d’Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene. Per vaccini fatti, l’Italia è seconda dopo la Spagna, ma per i noti motivi l’Unione Europea si colloca dietro molti altri Paesi. Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi in numero sono paragonabili a quelle dell’Italia». La strada da seguire: «una logistica efficiente, e l’abbiamo, con meno requisiti formali e con un maggior pragmatismo, si arriva anche ad una maggiore velocità. Procedere spediti con le somministrazioni è importante».
Qui si possono ricordare le norme sul rafforzamento della campagna vaccinale contenute nel decreto Sostegni: oltre alle risorse per l’acquisto dei vaccini (82,1 miliardi) e dei farmaci anti Covid (700 milioni), ci sono una serie di misure per rafforzare il personale da impiegare nella campagna vaccinale: coinvolgimento dei medici di medicina generale, medici specialisti ambulatoriali convenzionati interni, pediatri di libera scelta, odontoiatri, medici di continuità assistenziale, medicina dei servizi, specializzando in medicina a partire dal primo anno di corso; eliminazione delle incompatibilità ordinariamente previste per gli infermieri del servizio sanitario nazionale, che quindi possono aderire alla campagna vaccinale al di fuori dell’orario di lavoro; vaccini nelle farmacie.
E sempre in ottica di grande pragmatismo, in sede europea Draghi ha ribadito la necessità di esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali: «l’Unione Europea deve fare pieno uso di tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento Ue per l’esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio».
Oltre al programma COVAX, il Premier dedica quindi alcuni passaggi chiave all’importanza di investire nella capacità produttiva di vaccini in Europa, per «costruire una filiera che non sia vulnerabile rispetto agli shock e alle decisioni che vengono dall’esterno». «La ricerca e l’industria italiana nel settore delle scienze della vita sono già in prima linea a livello europeo e mondiale, e faremo di tutto perché continuino a restarvi», ha aggiunto. Anche sul fronte del potenziamento della ricerca e del settore biofarmaceutico ci sono le prime agevolazioni finanziarie nel decreto Sostegni.
E, per quanto riguarda le norme anti Covid, sottolinea che «se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo subito dopo Pasqua».
Attualmente, lo ricordiamo, il decreto anti Covid in vigore ha eliminato fino al 6 aprile le zone gialle, quindi l’Italia è interamente in zona arancione o rossa. E, nelle zone rosse, sono sospese tutte le attività scolastiche in presenza, nelle scuole di ogni ordine e grado, sono chiuse le scuole per l’infanzia, è sospesa l’attività formativa e curriculare in presenza nelle università. Nelle zone arancioni, sono aperti asili nido, scuole materne, elementari e medie, mentre le superiori devono prevedere attività in presenza per un minimo del 50% degli studenti e un massimo del 75%, mentre per il resto applicano la didattica a distanza. Le università predispongono misure adeguate all’andamento dell’epidemia e in linea con le linee guida ministeriali. In generale, le ordinanze Regionali possono predisporre ulteriori restrizioni sempre in considerazione dell’andamento del contagio.
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Infine, le conclusioni. «L’uscita dalla pandemia rappresenta la principale sfida di tutti i governi europei, ma non è l’unica». Ci sono i temi del futuro dell’Europa: mercato unico, politica industriale, innovazione, profondi cambiamenti nella formazione dei lavoratori, nella cultura degli imprenditori e nei processi della pubblica amministrazione, Next generation EU, occupazione giovanile, pari opportunità, diritti sociali.