Il Governo non ha intenzione di cancellare il programma Cashback: lo ha dichiarato nei giorni scorsi la viceministra dell’Economia, Laura Castelli. Ma è probabile che apporti delle modifiche sostanziali per arginare i furbetti, come ha spiegato la Sottosegretaria Maria Cecilia Guerra, durante un question time in commissione Finanze.
Dal 1° gennaio 2021, registrandosi al programma Cashback, chi effettua almeno 50 pagamenti in un semestre utilizzando moneta elettronica (carte di credito, di debito e prepagate, bancomat, app), ha diritto a un rimborso del 10% su quanto speso (fino a un tetto massimo di rimborsi pari a 150 euro). Inoltre, chi effettua il maggior numero di transazioni digitali partecipa ad un super premio: il Super Cashback da 1.500 euro.
I furbetti
Non essendoci una soglia minima, basta frazionare un acquisto (il classico esempio è pieno di benzina) in decine di pagamenti da pochi spiccioli per “accumulare transazioni”. Si arriva addirittura a delle vere e proprie attività da quasi truffa: utilizzando un POS senza partita IVA da collegare allo smartphone, si effettuano transazioni che risultano come se fossero portate a termine presso un negozio fisico invece che online.
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I controlli
Dunque, alla luce di queste segnalazioni, è partito il monitoraggio da parte di PagoPA per individuare le operazioni anomale (in particolare, i furbetti del divano e le mini-transazioni elettroniche) rientrate tra quelle ammesse al Cashback di Stato. E, come ha riportato Guerra, al termine delle verifiche, “saranno analizzate le risultanze emerse anche al fine di valutare eventuali modifiche da apportare al programma stesso”.
Le risorse
Alcune indiscrezioni hanno parlato di un dirottamento dei fondi (4 miliardi) del Cashback verso altre misure, ad esempio sostegni economici alle famiglie. Ma più che ipotesi sono richieste politiche. Tuttavia, la ratio alla base di questo stanziamento è la volontà di incentivare un cambio di cultura negli italiani, per favorire il passaggio alla moneta elettronica e ridurre in questo modo anche l’evasione fiscale nel Paese. Proprio su questo obiettivo si sono concentrate le critiche allo strumento, che per alcune forze di maggioranza non sarebbe sufficiente a raggiungere i suoi scopi. Almeno così come è strutturato.
Alcuni organi di stampa hanno riportato l’ipotesi di Governo bloccare il superpremio (il bonus da 1500 euro), altri la volontà di terminare il programma a fine 2021, utilizzando diversamente i 3 miliardi destinati al Cashback di Stato per il 2022 (con risorse del Recovery Plan). Ipotesi entrambe smentite, almeno per adesso, dagli stessi esponenti di Governo.
I punti deboli
Resta il fatto che così come opera adesso, il sistema presenta delle criticità evidenti. Basterebbe mettere una soglia minima alle operazioni che possono concorrere al Super Casback ad esempio, se non addirittura a tutte le transazioni ammesse. Altre criticità sono quelle riportate da Confesercenti, in particolare le commissioni bancarie sui pagamenti elettronici, penalizzanti per le piccole imprese.
Insomma, il programma sta comunque funzionando attivamente coinvolgendo milioni di italiani, dunque è difficile che il Governo lo cancelli in blocco. Ma è assai probabile che per il prossimo anno (se non prima) si apporteranno delle correzioni, sulla stregua di quelle ad esempio previste dal programma complementare Lotteria Nazionale degli Scontrini, a pochi giorni dal debutto riveduto e corretto escludendo i contanti dalle operazioni ammesse.