Il programma del Governo Draghi: vaccini, scuola, lavoro, imprese, fisco

di Barbara Weisz

Pubblicato 17 Febbraio 2021
Aggiornato 9 Luglio 2021 15:07

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Lavoro e imprese, gender gap e giovani, sostenibilità e fisco: il programma economico del Governo Draghi, il piano vaccini, la scuola e la sanità.

E’ stato un discorso politico che, mantenendo alto il profilo istituzionale, ha individuato priorità e obiettivi del Governo in materia di lotta al Covid e impostazione della ripresa economica. Il nuovo premier, Mario Draghi, ha chiesto la fiducia al Parlamento nel nome dell’unità nazionale, necessaria in questa fase di emergenza sanitaria ed economica senza precedenti. Ed ha elencato una serie di punti programmatici specifici: piano vaccini (che non saranno somministrati in luoghi specifici, ovvero in padiglioni appositamente realizzati, ma sfruttando tutte le strutture già disponibili), scuola (fasce orarie, ipotesi di recuperare le ore di didattica in presenza che sono state perse), ripresa economica.

Su questo fronte, Mario Draghi ha fornito una vision di politica industriale (indicando i settori su cui puntare, fra i quali turismo, digitale, sostenibilità ambientale) e ha indicato priorità immediate: sostegno selettivo alle imprese (sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche) e al lavoro (qui ci sono stati riferimenti specifici ai giovani, alle donne, al lavoro autonomo), politiche attive e formazione, accesso al credito. Capitoli a parte sono stati dedicate a parità di genere, politiche per il Mezzogiorno, investimenti pubblici. Il Recovery Plan manterrà l’impostazione già data dal Governo Conte, concentrandosi su alcuni obiettivi strategici. Infine le riforme: fisco (con una revisione IRPEF che riduca il carico fiscale preservando la progressività), pubblica amministrazione, giustizia. Vediamo tutto.

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Il contesto e la vision

Draghi ha illustrato il programma al Senato per il voto fiducia, giovedì 18 febbraio ripete il passaggio alla Camera. E’ partito come prevedibile dalla pandemia ed ha ringraziato per l’incarico il presidente della Repubblica Sergio Mattarella andando oltre la formula di rito.

Vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia.

Un ringraziamento anche per il predecessore, Giuseppe Conte, «che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia». Ed un appello a forze politiche, Parlamento e istituzioni per «un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione», che risponda alle necessità del Paese, ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese. Nella convinzione che:

la crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.

La pandemia ancora in corso produce immensa sofferenza (92mila 522 morti, 2 milioni 725mila 106 cittadini colpiti dal virus, 259 morti e 118mila 856 contagiati fra gli operatori sanitari, aspettativa di vita diminuita di 4-5 anni nelle zone di maggior contagio e di 1-2 anni per tutta la popolazione). Gravissime conseguenze sul tessuto economico e sociale, nuova povertà, effetti sulla diseguaglianza gravi e con pochi precedenti. In Italia, i livelli di attività economica pre-pandemia si vedranno solo a fine 2022, fra l’altro in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13.

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Il piano vaccini

Oltre alla volontà di portare avanti il piano vaccinale con rapidità ed efficacia, sono stati toccati punti concreti.

Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati.

Draghi ha anche ribadito la volontà di seguire le best practice di paesi che «si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate»: ma su questo punto, l’approvvigionamento, non è entrati nello specifico.

La riforma della Sanità

È necessario aprire un confronto a tutto campo per «rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria)», rendere «realmente esigibili i Livelli essenziali di assistenza e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative». Fra gli obiettivi, la casa come principale luogo di cura, anche grazie a telemedicina e assistenza domiciliare integrata.

Scuola

Tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà, allineare il calendario scolastico alle nuove esigenze. Draghi ha anche impostato un discorso di più ampio respiro sulla necessità di transizione culturale che sappia coniugare il patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale con le nuove materie e metodologie, le competenze scientifiche, il multilinguismo. Proposte: investire nella formazione del personale docente, negli ITS (istituti tecnici), nella ricerca, nel digitale nella scuola.

Economia

Partiamo con un passaggio importante, anche alla luce delle decisioni che verranno prese, ad esempio, con il decreto Ristori 5. La linea sembra essere la seguente: ammortizzatori per tutti, sostegno alle attività economiche più selettivo.

il Governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi.

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Altri punti

  • Turismo: prima della pandemia rappresentava il 14% del totale delle nostre attività economiche. Ora emergono diverse necessità: risarcire imprese e lavoratori del settore, e ridisegnare un futuro che parta anche dal patrimonio culturale rappresentato da città d’arte, luoghi e tradizioni.
  • Lavoro: in questo anno di pandemia, 7 milioni di lavoratori hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore. «A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. È innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro, strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale». Centrali le politiche attive, il potenziamento dell’assegno di ricollocazione, il rafforzamento del persone dei centri per l’impiego. Attenzione alla parità di genere, in termini di retribuzione e carriere delle donne.
  • Politiche industriali: politiche strutturali che facilitino l’innovazione, politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito, politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili.
  • Mezzogiorno: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Fra gli strumenti, il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.
  • Investimenti pubblici: investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici, puntare su intelligenza artificiale (tecniche predittive) e digitale, coinvolgimento del settore privati in termini di competenza, efficienza e innovazione.

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Recovery Plan

«Avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni» per migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. Le missioni del programma saranno quelle già previste, ovvero:

  • innovazione, digitalizzazione, competitività e cultura;
  • transizione ecologica;
  • infrastrutture per la mobilità sostenibile;
  • formazione e ricerca;
  • equità sociale, di genere, generazionale e territoriale;
  • salute e la relativa filiera produttiva.

Verrà rafforzata la parte del programma relativa agli obiettivi, in particolare su produzione di energia da fonti rinnovabili, inquinamento dell’aria e delle acque, rete ferroviaria veloce, reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, produzione e distribuzione di idrogeno, digitalizzazione, banda larga, reti di comunicazione 5G. Saranno selezionati progetti coerenti con il programma e fattibili in sei anni. Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione.

Riforme

Il premier qui ha affrontato diversi temi (Fisco, PA, Giustizia). Per quanto riguarda in particolare la riforma fiscale, ha sottolineato la necessità di una revisione profonda dell’IRPEF con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico e preservando la progressività. Un programma che sembra abbandonare strade come quella della flat tax. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale.

Draghi ha infine sottolineato a più riprese lo spirito europeista e atlantista del Governo sul fronte della politica internazionale, ricordando che nel 2021 l’Italia avrà per la prima volta la presidenza del G20.