Nel giorno delle consultazioni con le parti sociali, Mario Draghi ha incontrato Maurizio Casasco, presidente di Confapi, che ha illustrato al Presidente del Consiglio incaricato di formare il nuovo Governo un piano di rilancio basato su 4 idee e 4 proposte.
Idee che si concretizzano in progetti concreti, grazie ai quali è possibile dare il via ad un circuito virtuoso capace di alimentare lo sviluppo economico del Paese, con un’attenzione particolare per le esigenze della piccola e media industria italiana privata ma anche al contributo che queste realtà produttive sono in grado di offrire in questa delicata fase. Strategie di cui tenere conto (e da tradurre in progetti pratici, dunque) anche nell’ambito del Recovery Plan.
Come sintetizzato da Casasco a margine dell’incontro con Draghi, in conferenza stampa, ecco i quattro pillar attorno ai quali Confapi propone di costruire la strategia di rilancio del Paese.
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- In primis ci sono da affrontare le criticità del lavoro in tutte le sue accezioni, ben note ed esacerbate dalla crisi Covid: cuneo fiscale, termini di pagamento (tra privati e nei rapporti con la PA), capitalizzazione della piccola e media industria, flessibilità. Tutti aspetti che necessitano di interventi concreto, per agevolare il rilancio economico in un mercato del lavoro ormai rivoluzionato dall’emergenza, che ha evidenziato le sue lacune nel garantire la continuità del business.
- A seguire, il bisogno stringente di coniugare sviluppo economico e salute (a partire dalla pianificazione della vaccinazione nell’ambito delle aziende, soluzione che alleggerisce il SSN e rende più sicuri gli ambienti di lavoro). E’ necessario, infatti, mettere a sistema l’organizzazione del Paese in tutti i suoi aspetti di gestione del rischio Covid, garantendo la sicurezza operativa, la certezza operativa (che si traduce in PIL) ed anche per stimolare gli investimenti nel Paese.
- Terzo punto: investire nelle risorse umane per declinare la conoscenza in forza lavoro (prevedendo nel Recovery un sistema di formazione specifico, grazie anche ad un progetto portato avanti da Confapi con l’università di Harvard), ancor prima che nell’innovazione tecnologica. Così che il trasferimento tecnologico alle imprese prenda corpo a monte piuttosto che a valle. Significa fare propria una vision che punti sul valore della conoscenza e delle competenze a tutti i livelli.
- Ultima proposta: valorizzare le startup (aiutando quindi anche i giovani) così che diventino la chiave strategica per portare l’innovazione nella piccola e media industria italiana. Un’ecosistema innovativo che coinvolga il venture capital in cui gli investimenti siano incentivati da agevolazioni fiscali, soprattutto per quanto concerne le aggregazioni d’impresa.
Cosa possono fare dunque le piccole e medie industrie per l’Italia oggi? Come nel Dopoguerra, possono diventare la colonna portante del Paese. Ma con i necessari investimenti, soprattutto quelli nel capitale umano e in organizzazione, senza i quali non è sostenibile parlare di digitalizzazione del Paese. Neppure nel Recovery Plan. La capacità imprenditoriale della piccola e media industria è quindi in grado, in questo ampio quadro, di fornire un contributo concreto nella messa a terra dei progetti del PNNR per ripartire seriamente con obiettivi raggiungibili e risultati certi.