E’ stato il banchiere che in tre parole ha spiegato come intendeva salvare l’Europa dalla crisi dell’Euro, mettendo poi in pratica il piano per filo e per segno. Ha studiato con due premi Nobel dell’Economia e, prima di salire ai vertici dell’Eurotower (sede della Banca Centrale Europea), è stato governatore della Banca d’Italia. Uomo dell’anno per il Financial Times nel 2012, ha elaborato la legge italiana che regola i mercati finanziari. Mario Draghi, nuovo presidente del consiglio incaricato, ha un curriculum che pochissimi al mondo possono vantare. Anche solo per sintetizzare i principali incarichi che ha ricoperto, si potrebbe scrivere un lungo articolo. Ma ci sono alcuni passaggi della sua carriera che possono essere considerati emblematici, alla luce della nuova sfida che ha accettato.
=> Mario Draghi accetta l'incarico di formare il Governo
Il primo, inutile sottolinearlo, è il whatever it takes pronunciato a Londra (Global Investment Conference, 26 luglio 2012), quando da un anno era presidente della BCE (carica ricoperta dal 2011 al 2019) e si trovava ad affrontare la più grave crisi della moneta unica. Whatever it takes, qualunque cosa sia necessaria. Come tutti capirono all’istante, non stava dicendo che si sarebbe impegnato per interpretare al meglio il suo ruolo. Stava dicendo che la Banca Centrale Europea avrebbe difeso con qualsiasi mezzo la moneta unica dall’ondata speculativa che stava facendo salire lo spread italiano (e non solo) alle stelle. Ne seguiva una massiccia operazione di acquisto di titoli di stato che, insieme alla politica dei tassi e a nuovi strumenti di politica monetaria, hanno consentito il superamento della crisi del debito sovrano. Nel 2015, il Quantitative Easing ha inaugurato una nuova stagione di iniezioni di liquidità nel sistema da parte della BCE, che in qualche modo ha aggirato i limiti imposti dai propri stessi regolamenti statutari (non può presentare denaro agli Stati). Di fatto, senza la BCE di Mario Draghi, l’impatto della crisi del debito innescata dal default greco avrebbe rischiato di essere ben più pensante. Soprattutto per i paesi più esposti a quella crisi, come l’Italia. Draghi, in definitiva, da banchiere centrale ha dato un contributo decisivo alla stabilità dell’euro e allo sviluppo dell’Europa.
Un altro elemento che ci permettiamo di sottolineare, riguarda invece gli anni ai vertici della Banca d’Italia (dal 2005 al 2011). Draghi è stato il Governatore che ha proposto la nomina della prima donna mai entrata nel direttorio della Banca d’Italia (Anna Maria Tarantola, diventata vicedirettore generale di Via Nazionale nel 2008, quando Draghi era Governatore). Una decisione innovativa, fra l’altro non l’unica in Banca d’Italia. E’ stato lui a rendere a termine l’incarico, che precedentemente era vitalizio, mentre ora dura sei anni (rinnovabili una volta sola).
Infine, la pandemia. Le sue considerazioni sono state pubblicate nel marzo dell’anno scorso dal Financial Times. «Per affrontare questa crisi occorre un cambio di mentalità, come accade in tempo di guerra», sostenendo l’economia, le imprese, le persone. Le priorità indicate: sostegno all’occupazione, ammortizzatori sociali, proroghe fiscali, sostegno alla capacità produttiva delle imprese anche attraverso aiuti immediati di liquidità (con riferimento a «multinazionali o, a maggior ragione, piccole e medie imprese, o imprenditori autonomi), coinvolgimento del sistema bancario nel sostegno alle imprese. Una strategia economica che poggia le basi su una formazione di stampo keynesiano, prima alla Sapienza di Roma con Federico Caffè, poi al MIT di Boston con i premi nobel Franco Modigliani e Robert Solow.
Nel suo curriculum non ci sono solo gli incarichi da banchiere centrale: professore universitario, direttore esecutivo alla Banca Mondiale, direttore generale al Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi (dal 1991 al 2011, anni in cui fra le altre cose ha elaborato il Testo Unico della Finanza, detto anche Legge Draghi, e ha presieduto il Comitato per le privatizzazione italiano), Presidente del Financial Stability Board, membro del Gruppo dei Trenta.
Le poche parole con cui ha dichiarato di aver accettato il mandato di formare il nuovo Governo indicano le priorità da affrontare: «vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese» utilizzando «le risorse straordinarie dell’Unione Europea», con «uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale».