Settimana decisiva per il Governo, che pur avendo ottenuto la fiducia in Parlamento non può contare sulla maggioranza assoluta in Senato e rischia quindi di andare sotto già mercoledì 27 gennaio, quando è in calendario la relazione sulla Giustizia del ministro Alfonso Bonafede. Per evitare un voto negativo, il premier Giuseppe Conte salirà al Quirinale martedì 26 gennaio, rassegnando le dimissioni e aprendo ufficialmente la crisi di Governo.
Dunque, la crisi di Governo messa in stand by con la fiducia incassata la settimana scorsa in Parlamento si riapre con l’ufficializzazione delle dimissioni del Premier. Tutto è iniziato il 13 gennaio quando Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, ha ritirato i ministri e l’appoggio all’Esecutivo. Conte ha quindi chiesto la fiducia in Parlamento, ottenendo la maggioranza assoluta alla Camera ma solo relativa a Palazzo Madama. E ora, come detto, rischia di non avere voti sufficienti sulla Giustizia mercoledì 27 gennaio.
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Il dibattito politico è molto acceso, e si configurano diverse ipotesi. In estrema sintesi, Conte ha provato fino all’ultimo a trovare una nuova maggioranza. Una strada tutta in salita. Le dimissioni servono dunque ad evitare il voto negativo sulla Giustizia.
A questo punto, la parola passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In base alle attuali anticipazioni, Conte potrebbe chiedere un nuovo mandato, per formare un nuovo Governo con una maggioranza allargata, il famoso Conte ter. Una crisi pilotata, quindi, che però richiederebbe al premier di salire al Colle forte di un’intesa già trovata con un numero di parlamentari che gli consenta di aver numeri certi in aula.
Non si possono neppure escludere altre ipotesi, dunque, come la formazione di un nuovo Governo con un premier diverso.
La situazione come si vede è molto complessa, l’unica certezza al momento è che i prossimi giorni saranno decisivi. Nel frattempo, il Governo continua a lavorare, in corso ci sono gli incontri sulle parti sociali sul Recovery Plan (il piano anti Covid finanziato da 209 miliardi di risorse UE), e in vista c’è l’approvazione di un nuovo decreto Ristori 5, dopo che il Parlamento ha approvato lo scostamento di bilancio da 32 miliardi che serve a finanziarlo.