Nonostante la crisi di Governo, proseguono le audizioni sul Recovery Plan con le associazioni di categoria delle attività produttive, dopo gli incontri di venerdì 22 gennaio con le parti sociali, CGIL, CISL e UIL, e i rappresentanti del settore agricolo e delle cooperative. La giornata di lunedì 25 gennaio vede a a Palazzo Chigi prima il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, poi quello con il Presidente di Confapi, Maurizio Casasco.
In programma anche gli incontri con le altre confederazioni di imprese italiane (Confcommercio, Confartigianato e Confesercenti), i quelli con i rappresentanti delle banche (ABI). Obiettivo, arrivare ad una quadra per definire la programmazione del PNRR e varare nei tempi previsti un efficace piano di aiuti e prestiti (sul piatto ci sono 209 miliardi di euro) messi a disposizione dall’Europa nell’ambito del piano Next Generation EU.
Oltre al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, partecipano agli incontri i rappresentati dei dicasteri che a vario titolo hanno un ruolo nello svolgimento della programmazione del Recovery Plan: Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Roberto Gualtieri (Economia e Finanze), Fabiana Dadone (Pubblica Amministrazione), Giuseppe Provenzano (Sud e Coesione territoriale), Nunzia Catalfo (Lavoro e Politiche Sociali), Paola Pisano (Innovazione tecnologica e Digitalizzazione) e Vincenzo Amendola (Affari europei).
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Dopo l’incontro con il numero uno di Viale dell’Astronomia, intanto, non sono mancate le dichiarazioni forti. In particolare, Bonomi lamenta che il PNRR italiano non sia conforme con le linee guida indicate dalla UE.
Questo non è un piano del Governo ma del Sistema Italia, quindi deve essere ampiamente condiviso e costruire le basi per ricostruire e trasformare il Paese garantendo una robusta ripresa, una più efficace resilienza e la realizzazione delle riforme che valgano a superare le carenze strutturali del Paese e migliorarne la competitività.
Le riforme strutturali italiane dovrebbero essere prima di tutto quelle del mercato del lavoro, della PA e della Giustizia. Inoltre, ogni intervento previsto nel PNRR dovrebbe essere congruo rispetto agli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale ed al quadro generale di finanza pubblica. La richiesta di Confindustria va dunque anche nella direzione di una maggiore analisi degli impatti sul PIL delle misure previste.
Sullo sfondo, le profonde inquietudini di un Esecutivo non più a caccia di voti (la fiducia in Parlamento è stata incassata) ma di solide alleanze. Un traguardo che pare allontanarsi per il Premier, sempre più vicino ad un Conte-ter. La crisi di Governo, però, non può e non deve ostacolare l’iter di approvazione del Recovery Plan, che ha già ricevuto i primi pareri dalla UE e che, in base alle dichiarazioni, necessita di un rafforzamento sul piano delle riforme e degli obiettivi da raggiungere (posizioni simili a quelle di Bonomi, per certi versi), con una più specifica calendarizzazione degli interventi.
L’obiettivo è arrivare entro febbraio ad un PNRR definitivo, così da sottoporlo a Bruxelles con l’auspicio di incassare le prime erogazioni entro giugno.