Il Governo ottiene la fiducia alla Camera con 321 voti favorevoli, 259 contrari e 27 astenuti. Il voto decisivo è in ogni caso quello previsto per martedì 19 gennaio, in Senato. A Montecitorio l’Esecutivo poteva infatti contare sulla maggioranza assoluta dei voti. I numeri in Senato sono invece più stretti. Se Italia Viva confermerà a Palazzo Madama la scelta portata avanti alla Camera, ossia l’astensione, il Governo avrà anche la fiducia a Palazzo Madama pur con maggioranza relativa e non assoluta. Quindi, non dovrebbe dimettersi (tecnicamente, rientrerebbe la crisi).
=> Verifica di Governo in Aula
Al di là di queste considerazioni numeriche il premier, Giuseppe Conte, ha chiesto la fiducia per un Governo di legislatura, voltando pagina il più velocemente possibile, con un programma condiviso da tutte le forze che lo appoggeranno, sostanzialmente nel segno della continuità rispetto all’attuale.
Ci sono una serie di passaggi importanti nel discorso del Premier: l’apertura a nuove forze politiche, fra quelle che «si collocano nel solco delle migliori e più nobili tradizioni europeiste: liberale, popolare, socialista», con un «limpido, trasparente, che si fondi sulla convinta adesione a un progetto politico». Il richiamo alla «condivisione, collaborazione, responsabilità» di tutte le forze politiche che hanno fin qui appoggiato il Governo, compresa quindi anche Italia Viva. Ma anche la sottolineatura della «ferita profonda all’interno della compagine di Governo e tra le forze di maggioranza».
Molto in sintesi, Conte non sembra aver chiuso del tutto le porte a nessuno, aprendo a chi si riconosca nei valori sopra richiamati (europeisti, liberali, popolari, socialisti). Il discorso ha ripercorso le tappe fondamentali dell’azione di Governo, e ha presentato i punti del progetto politico intorno al quale si chiede la fiducia: mettere in sicurezza il Paese dalla pandemia (anche proseguendo con il piano vaccini), Recovery Plan, nuovi Ristori, riforme economico-sociali, riforma fiscale, sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione, politiche industriali, terzo settore, politiche per la cultura e per il turismo, riforme istituzionali.
Infine, due considerazioni più tecniche. Il Premier ha annunciato che non intende mantenere la delega all’Agricoltura e che designerà un’autorità con delega ai servizi segreti. Nel primo caso è un segno di continuità dell’operato di questo Governo (niente Conte ter ma si procede con l’attuale esecutivo, fiducia permettendo), nel secondo una marcia indietro rispetto alla posizione tenuta negli ultimi mesi, nel non designare un’autorità ai servizi segreti.
Il calendario della crisi prosegue dunque martedì 19 gennaio: l’intervento di Conte per chiedere la fiducia a Palazzo Madama inizia alle 9.30, seguono dibattito e votazioni del Senato. I tre partiti che sostengono il Governo (Movimento 5 stelle, Partito democratico, Liberi e uguali) hanno 135 voti, a cui si aggiungono gli 8 senatori delle Autonomie e altri 4 senatori eletti nei collegi degli italiani all’estero (Gruppo Maie-Italia 23). Quindi, 147 voti sicuri, mentre per la maggioranza assoluta ne servono 161. Però saranno a favore anche i voti dei senatori a vita Mario Monti e Liliana Segre, mentre ci sono altri senatori singoli, appartenenti al gruppo misto, che probabilmente voteranno la fiducia. In ogni caso, se si asterranno i 18 senatori di Italia Viva, questi voti saranno sufficienti a ottenere la fiducia. Con la maggioranza relativa (per la maggioranza assoluta, come detto, ci vogliono 161 voti).