Nella consueta conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto il punto sul macro-tema di questo drammatico 2020, la gestione della crisi Covid in Europa e nel Paese, anticipando le prossime tappe di quanto si attende nel 2021, sia dal punto di vista politico-economico sia organizzativo e sanitario.
Dunque, da un lato il Recovery Plan su cui serve subito un accordo politico (accelerando anche con la verifica di maggioranza) e in merito al quale è previsto per i primi di gennaio un Consiglio dei Ministri, per poi passare la palla alle parti sociali e al Parlamento (passaggio ritenuto “fondamentale” dal Premier), con l’obiettivo di arrivare ad un approvazione definitiva entro febbraio.
Dall’altro la crisi Covid, con piano vaccinale e riaperture di gennaio. Il tema più caldo è certamente quello del piano vaccini, che dovrà seguire le priorità approvate dalle Camere e con un primo bilancio sui risultati che non sarà possibile effettuare finché non si saranno almeno vaccinate10-15 milioni di persone, quindi non prima di aprile (fine della fase uno ed avvio della fase due). In ogni caso, il Governo ha escluso l’obbligatorietà del vaccino, auspicando tuttavia una vaccinazione di massa.
Entro gennaio in Italia dovremo avere 2milioni 350mila vaccini: oltre a quello di Pfizer arriverà anche un altro vaccino, quello di Moderna, l’Ema dovrebbe pronunciarsi entro i primi del mese.
=> Piano Vaccini anti Covid-19: calendario e regole
Sullo sfondo, scuola e trasporti. Il 7 gennaio Conte conferma: si riparte nelle superiori con la didattica integrata, al 50% in presenza. Per quanto concerne i trasporti non è risultato facile ridurre i flussi (il compito è demandato ai decisori locali, valutando paese per paese e scuola per scuola): si dovrà quintuplicare la flotta dei mezzi di trasporto e favorire il noleggio dei mezzi privati (iniziative da attuare a livello regionale). Si registra anche la disponibilità a differenziare gli orari per per alcuni uffici pubblici.
Infine il mercato del lavoro. La Ministra Catalfo sta lavorando con Sindacati e parti sociali al preoccupante scenario post-marzo, che si preannuncia a dir poco critico. Le attuali tutele (blocco dei licenziamenti, indennità e cig) hanno protetto il posto di lavoro di 600mila persone, ma serve in fretta una riforma degli ammortizzatori sociali per rendere più incisive le politiche attive del lavoro.