Per dare sollievo ai Paesi dell’Unione Europea flagellati dall’epidemia da Coronavirus e consentire la loro ripresa economica, Bruxelles lo scorso luglio ha approvato il Next Generation Eu che tra i programmi comprende quello noto come Recovery Fund o “Fondo per la ripresa”. Uno strumento temporaneo messo a disposizione dei 27 Paesi Membri per ricostruire l’Europa dopo la pandemia Covid-19 dal valore di 750 miliardi di euro, suddivisi tra prestiti e sussidi, da dividere tra e diverse nazioni che lo hanno richiesto.
Per reperire le risorse necessarie la Commissione europea si indebiterà sui mercati finanziari: la ripresa post Covid-19 dei Paesi dell’UE sarà finanziata dai titoli di Stato europei (Recovery bond).
Per ottenere i fondi UE ogni nazione dovrà presentare, entro aprile 2021, i propri progetti di riforma strutturali sotto forma di Piani nazionali (PNRR): i Recovery Plan.
Gli obiettivi sono di sostenere le riforme e gli investimenti in ottica di digitalizzazione (non meno del 20% dei fondi) e transizione verde dell’UE (almeno il 37% dei fondi), nonché di migliorare la resilienza delle economie dell’Unione di ridurre le divergenze economiche fra gli Stati Membri.
Ogni Recovery Plan nazionale dovrà essere declinato attraverso specifiche iniziative con relativi capitoli di spesa: sanità, istruzione, infrastrutture, ambiente, digitale.
=> Recovery Plan: accordo raggiunto, via libera agli aiuti UE
Recovery Plan i Europa: i Paesi coinvolti
Tra i Paesi che hanno richiesto il Recovery Fund, ci sono:
- Francia;
- Germania;
- Italia;
- Spagna;
- Grecia;
- Ungheria;
- Bulgaria;
- Portogallo;
- Slovenia;
- Repubblica Ceca.
Tra i maggiori beneficiari figurano la Spagna (104 miliardi) e l’Italia (205 miliardi, tra circa 78 di sussidi e 127 di prestiti). I primi aiuti sono previsti non prima di metà 2021.
=> Recovery Plan in Europa: cosa prevede la UE
La Spagna punta ad utilizzare i 72 miliardi di euro che dovrebbe ricevere nel prossimo triennio rinunciando ai prestiti del Next Generation Eu per concentrarsi solo sui sussidi. La Francia ha redatto un progetto di rilancio dettagliato per il biennio 2021-2022 che richiede 100 miliardi di euro, finanziatoper il 60% da fondi francesi e per il 40% dal Next Generation Eu, nella maggior dai contributi a fondo perduto e in parte sotto forma di prestiti.
Il Recovery Plan della Germania vale circa 25 miliardi di euro e finanzierà sostanzialmente le misure già decise nella Legge di Bilancio tedesca. La Germania ha infatti diritto solo a una piccola quota del Next Generation Eu, beneficiando già di prestiti a tassi negativi.
In Italia, secondo l’attuale bozza, un terzo dei fondi UE andranno a finanziare la digitalizzazione e il 40% finanzierà la transizione ambientale, soprattutto per quanto riguarda l’efficientamento degli immobili (40,1 miliardi) e delle infrastrutture (27,7 miliardi). La Germania si concentrerà di più sulla transizione digitale.
Il nostro Paese figura tra quelli che spenderanno meno degli altri per l’istruzione, a parte gli asili nido, e i giovani. La Francia spicca per gli obiettivi sulla transizione energetica, la spesa a favore delle imprese (31,4 miliardi) e su lavoro e giovani (11,6 miliardi). La Spagna per la spesa in ricerca e sanità (il 16,5% dei fondi) e sull’istruzione e il piano asili nido (17,6%).