Il 2020 è stato un anno da dimenticare per il settore della ristorazione, fortemente colpito dalla crisi sanitaria e dalla conseguente limitazione di molte attività. A livello internazionale, ci si aspetta che il settore chiuda l’anno in corso registrando una perdita compresa tra il -22.9% e il -27.5%, tenendo conto di due scenari distinti: il primo caratterizzato dall’applicazione di misure di distanziamento sociale e il secondo considerando restrizioni all’operatività sia in termini di orario sia di giornate lavorative.
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Sono percentuali emerse da uno studio effettuato da Deloitte in collaborazione con ALMA – La Scuola Internazionale di Cucina Italiana – presentato nel contesto digitale di Identità Golose 2020, uno dei congressi di enogastronomia più prestigiosi nel ranking globale.
Focalizzando l’attenzione sull’Italia, la contrazione stimata potrebbe variare da -23.2% a -27.9%, mentre si parlerà di ripresa solo a partire dal 2022 nel caso in cui non venissero imposte particolari limitazioni per gli operatori del settore.
La priorità diventa quella di puntare sull’innovazione e sugli investimenti strategici in aree chiave, come il Foodservice e il Food & Beverage, in grado di stimolare la ripresa economica dell’intero comparto industriale.
Nel corso del 2020 il settore è stato sottoposto a una vera e propria rivoluzione, accelerata da fattori esogeni ed endogeni. Le aziende si sono rivolte all’innovazione per rivedere il proprio modello di business, reinventano i processi e ottimizzano le operations grazie alle opportunità offerte dal digitale. Pensiamo, ad esempio, alla crescita esponenziale del food-delivery ma anche all’adozione di modelli di ristorazione senza consumo in loco emersi negli ultimi mesi, come nel caso delle dark kitchen. Parallelamente, stiamo osservando una maggiore collaborazione tra i diversi attori della value chain, confermata da numerose partnership nel mondo del Foodservice”, commenta Tommaso Nastasi, Value Creation Services Leader di Deloitte.
Anche le abitudini di consumo sono cambiate notevolmente come conseguenza della pandemia e delle restrizioni, sebbene il Net Spending Intent legato ai consumi del Foodservice dimostra un graduale ritorno della fiducia degli italiani, soprattutto da parte dei giovani tra i 18 e i 34 anni che si dichiarano più sicuri a frequentare i ristoranti. A uscire ancora più forte dalla crisi sarà il food delivery, che si è affermato tra le abitudini dei cittadini pur imponendo alcune sfide da superare per la cucina italiana, considerata dagli esperti del settore poco delivery-friendly.
Il Foodservice è legato a doppio filo con il Made in Italy agroalimentare e rappresenta un’eccellenza in grado di trainare l’economia del Paese – commenta Eugenio Puddu, Consumer Products Sector Leader di Deloitte. –
Nell’attuale contesto di crisi, bisogna dare priorità all’innovazione e agli investimenti strategici in aree chiave, come il Foodservice e il Food & Beverage, in grado di stimolare la ripresa economica dell’intero comparto industriale. Se non saremo in grado di canalizzare le giuste risorse in tale direzione, saranno gli scenari di recupero meno favorevoli a trovare concreti riscontri. Per questo diventa fondamentale per l’Italia, garantire risorse dedicate a valorizzare questo ambito di eccellenza, partecipando attivamente ai piani Next Generation EU e Recovery Fund.