Da una parte il Governo, che continua a sottolineare la necessità di una riforma fiscale definendola cruciale per il proprio programma, dall’altra le istituzioni economiche e finanziarie, dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti, che propongono le rispettive ricette.
E infine il dibattito politico e fra gli addetti ai lavori, dal quale (come di consueto) emergono diversi spunti. Il dibattito sull’IVA dei giorni scorsi, iniziato a Villa Pamphili nel corso degli Stati Generali, ha di fatto dato il via al confronto che, tradizionalmente, ogni anno si apre con l’approssimarsi della manovra economica d’autunno.
Quest’anno l’emergenza economica derivata dal Coronavirus, e la vasta azione legislativa che ha comportato anche a sostegno del sistema paese, ha impresso forse un’accelerazione su questo fronte (in genere, il cantiere diventa caldo con il ritorno dalla vacanze estive).
In ogni caso, il governo per il momento non sembra scoprire eccessivamente le carte. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, in sede di question time al Senato, ha definito cruciale la riforma fiscale per questo Governo, che deve essere complessiva, portare a una semplificazione e a una maggior efficienza del sistema.
Riferimenti come si vede ancora generici, che sembrano però inserirsi nel solco aperto negli scorsi giorni dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che a sua volta (nel corso di un intervento all’accademia dei Lincei), ha auspicato «una riforma complessiva del fisco», che risolva il problema della «grande dimensione dell’evasione, dell’illegalità e della criminalità organizzata», che fra l’altro si trasforma costantemente «in un carico fiscale molto pesante per chi le tasse le paga».
Su una linea analoga la Corte dei Conti. Il procuratore generale Fausta Di Grazia nel giudizio sul Rendiconto generale ha a sua volta ribadito che «appare non più rinviabile un intervento in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti ed anche dei pensionati che, pur essendo fuori dal circuito produttivo, frequentemente sostengono le generazioni più giovani, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese».
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L’alleggerimento fiscale, secondo Di Grazia, potrebbe avere anche un impatto positivo sulla ripresa, favorendo la ripresa dei consumi. Ma anche qui c’è un forte richiamo all’altro grande fronte della riforma, ovvero la lotta all’evasione fiscale, una questione che non ha ancora trovato soluzione, «malgrado il costante impegno dell’amministrazione finanziaria». Un più efficace contrasto «consentirebbe per tutti i contribuenti corretti la riduzione del carico fiscale, con effetti benefici sulla produzione di ricchezza e sull’incremento dei consumi».
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Per quanto riguarda le misure allo studio di cui si parla, il riordino delle aliquote IRPEF, con la riduzione al 36% dei due scaglioni attualmente al 38 e al 41%. L’utilizzo della leva digitale, e quindi dei pagamenti cashless, per combattere il nero, quindi elusione ed evasione.
La revisione dell’IVA (anche se, come visto, il dibattito si è raffreddato nel giro di pochi giorni).
Ricordiamo nel frattempo che, nell’ambito dei provvedimento anti Covid, è stata rimandata al 20 la scadenza fiscale di fine giugno per saldo 2019 e primo acconto 2020 ai fini delle imposte sui redditi e dell’IVA, per i contribuenti interessati dall’applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA), compresi quelli aderenti al regime forfetario.