L’Italia si presenterà all’appuntamento del 19 giugno del Consiglio Europeo con l’obiettivo di sostenere e far approvare la proposta della Commissione, che contiene il Recovery Fund, «in tempi rapidi, per consentire – dopo le necessarie approvazioni al Parlamento europeo e ai Parlamenti nazionali – un celere avvio dell’attuazione di Next Generation EU e del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale». Così il premier, Giuseppe Conte, si è rivolto alle Camere nell’informativa in vista del vertice dei capi di stato e di governo comunitari. Un appuntamento fondamentale, quello di venerdì prossimo, per portare avanti quel piano di rilancio europeo, Next Generation EU, proposto a maggio dall’esecutivo di Bruxelles.
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L’incontro, ha spiegato Conte, «avrà natura solo consultiva e sarà volto a far emergere convergenze e dissensi ancora esistenti tra i Paesi membri al fine di preparare un successivo, confidiamo risolutivo, Consiglio Europeo». Al momento, «le posizioni degli Stati Membri in seno al Consiglio sono ancora distanti su alcuni punti», ma è anche vero che ci sono stati «notevoli progressi» negli scorsi mesi. «L’esperienza insegna che le riunioni del Consiglio Europeo conducono a decisioni all’altezza della sfida, solo se vi è – anche in presenza di posizioni e di sensibilità differenti – un metodo di lavoro improntato allo spirito europeo e al dialogo costruttivo. Stiamo lavorando, anche in queste ore affinché l’Europa non disperda il patrimonio di credibilità e iniziativa politica che ha accumulato negli ultimi mesi, grazie al contributo determinante dell’Italia».
La sfida è cruciale, «la decisione politica che spetta ora al Consiglio Europeo rappresenta un obiettivo storico sul piano sia europeo sia nazionale, in risposta alla peggior crisi economica continentale da oltre settant’anni». Quindi, «non possiamo permetterci di riprodurre la liturgia delle decisioni dei Consigli Europei che, sulle questioni in particolare di bilancio, necessitano di lunghi negoziati che sfociano quasi sempre in “compromessi al ribasso”: non lo meritano le decine di migliaia di vittime europee del Covid-19 e non lo meritano le famiglie, i giovani, le imprese, i cittadini che ne stanno affrontando le conseguenze sociali ed economiche».
«La posta in gioco sul piano europeo è la tenuta delle economie e della coesione sociale dell’Unione; è il funzionamento stesso del Mercato Unico, cioè uno dei cardini (così come Schengen) dell’Europa unita; è la possibilità di rendere le economie europee resilienti di fronte a future, analoghe crisi, a cominciare da una seconda ondata del Covid-19 che siamo comunque tutti impegnati a prevenire o a contenere, forti dell’esperienza già maturata; è l’opportunità di far vincere all’Europa la sfida del futuro nella transizione verde (il “Green Deal” europeo) ed in quella digitale».
Un discorso che mette a più riprese l’accento sulla necessità di trovare un accordo in temi rapidi, che non sia al ribasso rispetto a quanto fino ad ora predisposto dalla Commissione. La posizione italiana è chiara: «non discostarsi dalla proposta della Commissione, quanto al volume ed alla composizione ad ampia prevalenza di “grants” (donazioni) e che rimanga fermo il principio di un finanziamento straordinario e a lungo termine tramite debito comune europeo».
Il Governo è già impegnato nel predisporre i necessari piani per utilizzare le risorse UE che verranno decise. «Già in questi giorni ha avviato un’ampia consultazione con tutte le forze politiche, produttive, sociali e culturali del Paese per elaborare un piano di rilancio da cui potrà essere successivamente ricavato il più specifico Recovery Plan che l’Italia presenterà in adesione al programma Next Generation EU il prossimo settembre in particolare».