In Italia, in crisi per via del lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus, si continua a discutere sul possibile ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), il cosiddetto Fondo Salva Stati pronto a scattare in soccorso dei Paesi della zona Euro, su richiesta, in caso di crisi finanziaria, ma in cambio di una rigida condizionalità che secondo alcuni non sarebbe poi un grande male, imponendo al Paese un importante risanamento dei conti, come avvenuto in passato nelle nazioni che vi hanno fatto ricorso.
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MES in Italia: sì o no?
Le opinioni in merito al ricorso al MES sono contrastanti, sia all’interno della maggioranza che all’interno delle stesse fazioni politiche.
Usare il MES è vantaggioso, l’Italia può risparmiare fino a 7 miliardi di euro in dieci anni (tutti i Paesi possono ricevere il 2% del proprio PIL n.d.r.), cosa che non riuscirebbe a fare se andasse da sola sui mercati a finanziarsi per coprire i costi dell’emergenza Coronavirus. Inoltre, è privo di condizionalità, sia ora che in futuro, come ha assicurato anche la Commissione europea.
Ha dichiarato il direttore generale del MES, Klaus Regling, in un’intervista, aggiungendo che si tratta di “soldi sicuri” perché l’organizzazione intergovernativa non “scapperà” nella prossima crisi, a differenza di quanto potrebbero fare altri investitori. Per Regling, si tratta dunque di uno nuovo strumento affidabile ed economico.
Questi sono i vantaggi. Ma ogni Governo deve decidere da solo se vuole fare richiesta oppure no.
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Da precisare, e questo è uno dei nodi che maggiormente fa discutere, che l’assenza di condizionalità non è generale: la condizione per ottenere quello che è stato soprannominato un MES light, ovvero senza condizioni di sorveglianza macroeconomica, strutturato appositamente per la crisi dell’epidemia da COVID-19, è che la linea di credito sia spesa nel settore sanitario, per costi diretti e indiretti.
Nonostante il tentativo di Regling di “sponsorizzare” la bontà del MES e i suoi vantaggi per l’Italia, il nostro Governo continua a tentennare. All’interno della maggioranza PD e Italia Viva sono favorevoli ad accettare le linee di credito proposte dall’Eurogruppo dello scorso 8 maggio, che non avranno condizioni e che verranno attivate a costi molto esigui. A far parte di coloro che dicono “sì” al MES c’è anche il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale:
L’Italia è l’unico Paese in cui si discute molto del MES. Non ci saranno condizionalità al di fuori del vincolo a spendere i soldi per coprire i costi sanitari diretti e indiretti della pandemia. Per l’Italia si tratta di 36-37 miliardi a un tasso prossimo allo zero. Il prestito avrà una maturità di 10 anni, il che produce un risparmio per le casse dello Stato di alcuni miliardi.
Sulla stessa linea le dichiarazioni del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli:
Non dimentichiamo che in quel fondo ci sono già 14 miliardi degli italiani. Ora c’è una linea sanitaria senza condizioni. Se vogliamo migliorare le nostre strutture sanitarie nel territorio, nelle Università, nelle zone industriali, assumere medici e infermieri, ricordiamoci di quei soldi già messi dagli italiani. Forse il nostro Paese dovrebbe farci un pensierino.
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Ad opporsi con forza al MES ci sono soprattutto M5S e Lega, insieme alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Senza sbilanciarsi troppo, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, si è congratulato con l’Europa per aver accettato l’assenza di sorveglianza rafforzata. Anche il premier, Giuseppe Conte, per ora rimane ancora sul vago, insistendo soprattutto sul fronte Recovery Fund.
A decidere sul ricorso, o meno, al MES da parte dell’Italia dovrà essere il Parlamento.