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Fase 2 in Italia: analisi della ripartenza

di Anna Fabi

7 Maggio 2020 09:00

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Quanto sono preparate le città italiane per ripartire in modo adeguato e produttivo? Ernst & Young individua quattro cluster a livello territoriale.

Le città italiane sono ancora alle prese con l’emergenza sanitaria e non sono ancora pienamente uscite dal conseguente lock-down, che ha condotto a un’inevitabile crisi economica e sociale. Gli scenari per la ripartenza sono differenti a livello territoriale, come sottolinea Ernst & Young che ha individuato le linee guida chiave per la ripartenza post-Covid-19: adeguamento delle strutture sanitarie, riorganizzazione delle infrastrutture di mobilità, potenziamento delle reti di telecomunicazioni, rafforzamento delle tecnologie di controllo delle città.

=> Mappa Coronavirus: la diffusione nel Mondo a maggio 2020

Secondo EY, inoltre, le città hanno a disposizione alcune leve su cui puntare per favorire la Fase 2:

  • organizzazione della risposta sanitaria all’altezza;
  • infrastrutture di mobilità capienti, flessibili e organizzate per la logistica urbana, il tutto supportato da servizi di infomobilità come le App;
  • ampia copertura delle infrastrutture di comunicazione a banda ultralarga fissa (fibra ottica) e mobile (5G), wi-fi pubblico capillare, scuole e amministrazioni già connesse in fibra ottica;
  • capacità di tenere sotto controllo la città attraverso la sensoristica e le centrali di controllo urbano (traffico, sicurezza);
  • servizi pubblici interamente digitalizzati per evitare l’affollamento agli sportelli;
  • elevata capacità di engagement digitale dei cittadini.

L’interrogativo sorge spontaneo: quanto sono preparate le città italiane per ripartire in modo adeguato e produttivo? La mappa della ripartenza post Covid nasce dall’incrocio tra il livello di resilienza dato dallo Smart City Index di EY, con il grado di contagio rispetto alla popolazione. EY individua quattro cluster:

  • ripartenza facile (basso contagio/buona resilienza), che comprende le città prevalentemente del Centro e del Sud dove, grazie alle infrastrutture e alle tecnologie già pronte, è possibile controllare meglio i pochi contagi sul loro territorio. Sono Cagliari, Bari e Lecce, ma anche alcune città medie del centro-nord, come Siena, Pisa, Pordenone, Udine;
  • ripartenza lenta (basso contagio/scarsa resilienza), relativa alle città (molte del Sud: Caltanissetta, Caserta, Crotone, ma anche alcune del Centro Italia come Viterbo e L’Aquila) dove c’è stato un basso livello di contagio ma le infrastrutture di mobilità e comunicazione non sono di livello elevato;
  • ripartenza frenata (alto contagio/buona resilienza), che comprende le città del Nord tradizionalmente “Smart”, come Milano, Bergamo, Brescia, Piacenza, ecc., che hanno sistemi di mobilità, reti TLC e reti di sensori molto avanzate ma anche alti livelli di contagio;
  • ripartenza critica (alto contagio/scarsa resilienza), riferita alle città dove accanto a situazioni di contagio molto elevate si abbinano livelli di resilienza molto bassi (reti di trasporto pubblico poco capillari e scarsa presenza del car sharing, limitate coperture TLC, pochi sensori sul territorio e mancanza di piattaforme e centrali di controllo dove raccogliere i dati). Sono Cremona, Lodi, Lecco, Alessandria, Verbania.