Il Meccanismo Europeo di Stabilità, di cui ultimamente si sente tanto parlare con l’acronimo MES, è un’organizzazione intergovernativa con sede a Lussemburgo nata nel 2011 come “Fondo Salva Stati” della zona euro: un importante esercizio di solidarietà europea, un paracadute al quale i Paesi dell’Eurozona possono ricorrere in caso di crisi finanziaria.
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Tornato al centro delle polemiche con l’emergenza Coronavirus, questo strumento che divide non solo i Paesi europei, ma anche il Governo italiano al suo interno, è stato istituito per Trattato tra gli Stati Membri della zona Euro in sostituzione dei due precedenti programmi di finanziamento temporanei dell’UE, lo strumento europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (EFSM).
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Il MES, il cui Trattato istitutivo è stato sottoscritto e ratificato anche dall’Italia, prevede, qualora richiesto dal Paese in crisi, la concessione di un prestito a fronte però di una rigida condizionalità. In pratica chi riceve i prestiti si obbliga ad approvare un Memorandum d’intesa (MoU) che definisce con precisione e rigore quali misure si impegna a prendere in termini di tagli al deficit/debito e di riforme strutturali.
Proprio la presenza di queste condizioni legate ad un possibile ricorso al MES fa discutere oggi un’Italia in estrema difficoltà a causa del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria da Coronavirus.
Per meglio comprendere il dibattito attualmente in essere e le ragioni delle diverse parti in gioco è opportuno fare un passo indietro, vedendo come è nato e perché il MES era stato creato.
La storia del MES
A sottoscrivere il Trattato istitutivo del MES, con l’obiettivo di creare un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro, il 2 febbraio 2012 sono stati 17 Paesi dell’Eurozona tra cui l’Italia.
Precedentemente, l’11 luglio 2011, quando alcuni paesi UE si trovarono sull’orlo del tracollo finanziario, era stata sottoscritta un’altra versione che però non è stata avviata a ratifica in nessun Paese, poi sostituita dal Trattato di febbraio 2012. Perché quest’ultimo entrasse in vigore però bisognò attendere fino a settembre 2012.
Inizialmente infatti l’attuazione del Fondo Salva Stati fu temporaneamente sospesa in attesa che la Corte Costituzionale della Germania si pronunciasse sulla legittimità del MES con l’ordinamento tedesco. Senza la ratifica da parte della Germania il MES non sarebbe potuto entrare in vigore visto che il Trattato stabiliva che l’organizzazione sarebbe stata istituita solo se gli Stati membri che rappresentavano il 90% dei suoi requisiti patrimoniali originari avessero ratificato il Trattato istitutivo stesso.
La Corte Costituzionale Federale tedesca si pronunciò in merito il 12 settembre 2012, chiedendo che venissero applicate alcune limitazioni per favorire la compatibilità con il sistema costituzionale tedesco. Quindi il 27 settembre 2012, con la ratifica da parte della Germania, il Trattato entrò in vigore per i sedici Stati che avevano fatto altrettanto e il MES iniziò le sue operazioni in una riunione dell’8 ottobre 2012.
Ora però serviva un altro fondamentale passaggio: per autorizzare l’istituzione del MES ai sensi del diritto dell’UE bisognava modificare l’articolo 136 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). L’atto di modifica dell’articolo 136 entrò in vigore il 1° maggio 2013.
Intanto in Italia, il Consiglio dei Ministri del 3 agosto 2011 (Governo Berlusconi) approvò il disegno di legge di ratifica del Trattato attinente alla modifica dell’articolo 136 TFUE. Dopo la votazione di luglio 2012, presso la Camera ed il Senato, dell’allora Governo tecnico di Mario Monti, il Trattato venne promulgato dal Presidente della Repubblica il 23 luglio 2012.
Il MES questo contare su un capitale di 700 miliardi di euro di cui 80 miliardi di euro versati dagli Stati Membri, sulla base di un meccanismo per quote, con quasi il 27% del capitale proveniente dalla Germania (l’Italia partecipa con il 18%).
Dal 2017 in Europa si è iniziata a parlare di una possibile riforma e rafforzamento del MES, orientata soprattutto a chiarire meglio il proprio ruolo e a ricomprenderlo all’interno della cornice istituzionale dell’UE. A marzo 2020 sarebbe dovuta ripartire la discussione sulla riforma, ma il l’emergenza Coronavirus ha costretto a un nuovo slittamento.