Fa discutere in Italia il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per contrastare le difficoltà economiche scaturite dall’emergenza Coronavirus e dal lockdown che ne è conseguito. In merito la maggioranza è spaccata, ma anche l’opposizione e ci sono voci contrastanti pure all’interno delle stesse fazioni politiche.
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Favorevoli e contrari al MES
Ad opporsi con forza al MES ci sono soprattutto M5S e Lega, ma anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Nelle fila dei favorevoli troviamo Nicola Zingaretti (Pd), Matteo Renzi (Italia Viva) e Silvio Berlusconi (Forza Italia), secondo il quale:
L’errore sul MES sarebbe clamoroso, cioè dire all’Europa “facciamo da soli”, rinunciando così ad utilizzare i 36-37 miliardi, che potremmo ottenere, senza condizioni, per sistemare il nostro Sistema sanitario nazionale. Peraltro a un tasso di interesse inferiore a quelli di mercato, con cui potremmo costruire nuovi ospedali, sistemare quelli esistenti, realizzare dipartimenti sanitari nelle carceri, investire di più nella ricerca, aumentare i posti nelle facoltà di medicina e assumere più medici e personale sanitario migliorando anche le loro condizioni salariali.
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Anche per Zingaretti il MES è uno strumento che potrebbe rivelarsi utile se sarà possibile richiederlo senza condizionalità:
Lo dico più da governatore del Lazio più che da segretario Pd: se esisterà l’uso senza condizionalità di avere dei miliardi per la nostra sanità io credo che dovremo prenderle queste risorse.
Ma all’interno del PD ci sono anche voci opposte, come quella del viceministro, Antonio Misiani, che dichiara con fermezza:
Non useremo il MES.
Altrettanto fermi e categorici i grillini che, con il loro “no” compatto, alla fine si ritrovano dalla stessa posizione del leader della Lega che annuncia:
No al MES, sia oggi che domani. Sì invece a buoni del tesoro straordinari.
Il timore tra i contrari è riassunto nelle parole del viceministro allo Sviluppo Economico, Stefano Buffagni (M5S), secondo il quale l’accesso al MES pone “limiti grossissimi” in capo alle nuove generazioni. Una “fregatura” per Vito Crimi (M5S), portavoce del Movimento 5 Stelle al Senato e viceministro dell’Interno.
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Un altro timore riguarda il fatto che ottenere il MES senza condizionalità rappresenterebbe una violazione di uno dei trattati fondamentali dell’UE, con il rischio che prima o poi l’applicazione non conforme del cosiddetto Fondo Salva Stati possa essere contestato all’Italia (in realtà in quel caso anche il MES stesso sarebbe passibile di possibili sanzioni).
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, spiega inoltre:
C’è una trattativa in corso. Il MES è uno strumento antiquato. Forse è arrivato il momento di un mea culpa europeo perché l’austerity ha provocato tagli sulla spesa pubblica e questo ha indebolito la sanità pubblica.
MES: cosa dice Giuseppe Conte
Ma in tutto ciò dove si colloca il capo dello Stato, Giuseppe Conte? Il premier sembra essere contrario al MES, tanto che nell’ultimo discorso a reti unificate ha detto che continua a ritenerlo uno strumento inadeguato. In conferenza stampa, Conte ha spiegato perché non intende ricorrere al MES, anche senza condizionalità, preferendo invece combattere per gli Eurobond:
L’Italia non ne ha bisogno. Alcuni Paesi che sono con noi ritengono il MES confacente ai loro bisogni. L’Italia accetta di discutere su un MES non condizionato. Si può attivare una linea nuova per le spese della sanità, ma non è un discorso che riguarda l’Italia. Noi siamo ambiziosi.
Nel corso di un’intervista concessa al quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il Presidente del Consiglio ha dichiarato:
In Italia il MES ha una cattiva fama. Anche perché, non dobbiamo dimenticarcene, al popolo greco sono stati richiesti sacrifici inaccettabili perché ottenessero il credito nell’ultima grande crisi finanziaria. Finora molti Paesi europei stanno guardando unicamente ai propri bilanci e ai propri vantaggi. La Germania ha un bilancio superiore rispetto alle regole UE, e non funziona da locomotiva bensì da freno. Eurobond? All’Unione Europea serve tutta la potenza di fuoco possibile e nello specifico ci si arriva tramite l’emissione di titoli comuni. Stiamo vivendo il più grande shock dai tempi della guerra, e l’Europa deve dare una sua risposta ora.
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Per il momento, Conte invoca la tregua sul MES, in attesa del prossimo Consiglio Europeo del 23 aprile, che farà seguito alla riunione che si è tenuta lo scorso 10 aprile gettando le basi per un primo accordo informale fra i Ministri delle Finanze dei Paesi dell’Areo Euro, durante il quale verrà formalizzato l’indirizzo politico sui nuovi strumenti finanziari di contrasto all’emergenza COVID-19 da prendere a livello comunitario. Insomma il nodo MES verrà sciolto solo dopo il summit dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea, sicuramente non ora. Nel frattempo è solo possibile ipotizzare degli scenari.
Fiducia e speranza arrivano dalle dichiarazioni rilasciate dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in televisione a “Che tempo che fa”:
Sul MES sono stati spesi fiumi di parole. Conte sta facendo una trattativa molte forte in Europa. Ho una fiducia cieca nel Presidente del Consiglio e sono certo che questa trattativa si chiuderà nel migliore dei modi e avremo tutti gli strumenti per affrontare la crisi.