Quando, con il DPCM del 4 marzo, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha disposto la sospensione delle attività didattiche su tutto il territorio delle scuole di ogni ordine e grado e le università fino al 15 marzo, la chiusura delle porte di tutti gli stadi a livello nazionale fino al 3 aprile, insieme a limitazioni all’accesso di parenti e visitatori alle strutture sanitarie e per gli istituti penitenziari e penali per minori, nonostante iniziasse a diventare chiaro che in Italia il rischio di contagio da Coronavirus stesse diventando un’emergenza nazionale, non si immaginava che si arrivasse alla situazione surreale che tutti stiamo vivendo oggi.
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Con diversi decreti d’urgenza emanati dal Governo via via che l’epidemia da COVID-19 raggiungeva pressoché ogni regione italiana, si è arrivati come sappiamo al lockdown dell’Italia intera, con la chiusura di tutte quelle attività non ritenute necessarie per la filiera produttiva italiana in relazione alla situazione contingente e al divieto di uscire di casa e di spostarsi tra Comuni diversi da quello in cui si dimora, a meno che uscite e spostamenti non siano giustificati da esigenze lavorative, situazioni di necessità (tra cui fare la spesa) o motivi sanitari, il tutto da attestare mediante autocertificazione.
Lockdown Italia: fino a quando
Ma la domanda che tutti ci stiamo ponendo è sicuramente quanto durerà questa situazione?
Fare delle previsioni precise è difficile se non impossibile. Sicuramente osservare ciò che sta accadendo in Cina, Paese da cui tutto è partito, può dare una prima indicazione, ma in gioco ci sono numerosi fattori, non ultimo quello umano che spesso differisce, e non poco, nei vari Paesi (sappiamo bene che una delle cause del dilagare del Coronavirus è legata anche ad alcuni comportamenti della popolazione poco corretti).
A far ben sperare sono in questi ultimi giorni i numeri dei nuovi contagi che sembrano più contenuti del periodo precedente, ma l’indice di contagio “R0” non è ancora sotto l’1 e dunque la strada è lunga.
Finora il Governo ha navigato a vista, prendendo misure sempre più stringenti in relazione al peggiorare della situazione. Ora tutte le misure attualmente in vigore verranno prorogate almeno fino al prossimo 18 aprile. Quindi sicuramente il lockdown proseguirà oltre Pasqua, poi si valuterà la situazione e si deciderà se prolungare la blindatura della nazione fino a maggio.
Prima di dichiarare la fine dell’emergenza e la fine della quarantena sicuramente il Governo e gli esperti ci andranno con i piedi di piombo, per evitare che tutti gli sforzi e i sacrifici fatti finora vengano vanificati dall’insorgenza di nuovi focolai dovuti magari al sentirsi più liberi di tornare alla vita di prima di alcuni.
Nella riunione del Comitato tecnico scientifico è emersa la valutazione di prorogare tutte le misure di contenimento almeno fino a Pasqua. Il Governo si muoverà in questa direzione.
Ha confermato il ministro della Salute, Roberto Speranza. Dopo Pasqua L’Esecutivo, insieme agli esperti del comitato tecnico scientifico, valuterà se continuare con la serrata totale fino a maggio e il percorso da intraprendere se davvero il numero dei malati continuerà a calare.
Secondo quanto riportato dal viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, un nuovo picco potrebbe arrivare nel giro di 7-10 giorni, poi forse il numero dei nuovi contagiati inizierà a calare definitivamente, ma prima di raggiungere un R0 pari 0,7 o 0,8 potrebbero volerci anche due o tre settimane ed ecco che arriviamo a maggio. E solo se davvero si arriverà a questi numeri si potrà valutare quali attività far ripartire.
Coronavirus: il ritorno alla normalità
In ogni caso anche a fine quarantena, ovvero quando si potrà ricominciare ad uscire senza troppe restrizioni e quando alcune attività inizieranno a riaprire, bisognerà prendere opportune misure preventive per evitare un’ondata di ritorno, anche a fronte del fatto che l’Italia è stato praticamente il secondo Paese travolto dal COVID-19 dopo la Cina, ora però il Coronavirus è arrivato in maniera importante in tutto il mondo, il rischio che torni quindi c’è ed è reale.
Anche dopo la fine della quarantena da Coronavirus sarà necessario continuare a portare mascherine nei luoghi pubblici e rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro l’uno dall’altro. Questo influenzerà certamente non solo le nostre abitudini, ma anche quelle sui luoghi di lavoro. Si pensi ad esempio agli uffici open space e non, dove spesso i colleghi lavoravano insieme ad una stessa scrivania, in spazi ben più ristretti di quelli che saranno imposti nel post Coronavirus.
Gli scenari che il Governo sta elaborando insieme agli esperti per il ritorno alla normalità tengono in considerazione da una parte le difficoltà di chi si è ritrovato all’improvviso senza lavoro e senza stipendio, dall’altra il disagio che deriva dall’obbligo di rimanere in casa.
Le prime attività a riprendere saranno quelle collegate alla filiera alimentare e farmaceutica finora non comprese tra i servizi essenziali, purché in regola con le norme sulla distanza di sicurezza tra i dipendenti e la dotazione dei dispositivi di protezione individuale (DPI).
In fondo alla lista, come suggerito dagli esperti, ci saranno le riaperture dei luoghi dove gli assembramenti sono praticamente inevitabili (discoteche, pub, eventi, sale convegni, etc.), ma anche per bar e ristoranti la riapertura non sarà immediata e per poterlo fare verranno richiesti requisiti ben precisi, molto diversi da quelli richiesti prima dell’epidemia da COVID-19, a partire dal garantire la distanza di sicurezza di 1 metro tra i clienti per tavoli, aree comuni e così via, fino ad arrivare agli impianti di aereazione che dovranno garantire una purezza degli ambienti.
Insomma, anche se da maggio le misure dovessero via via allentarsi, prima di tornare alla normalità ci vorrà del tempo e sicuramente ci saranno cose che non torneranno mai come prima.