In questi giorni funesti che il Paese e buona parte del mondo stanno vivendo, le parole sicuramente più ricorrenti sono il nome di questo virus e resilienza. Certo è che avremmo fatto molto volentieri a meno di conoscere questo covid-19, e non avremmo mai voluto sacrificare la nostra libertà personale e testare la nostra capacità di adattamento sulla scorta di un pericolo determinato da una pandemia.
La situazione attuale sta modificando lo stile di vita delle persone, delle istituzioni, delle aziende, in pratica della società. Stiamo sperimentando, nostro malgrado, la nostra capacità di modificarci ed evolvere. In queste occasioni di passaggio qualcuno non ce l’ha fa e altri attendono, confondendo resilienza con resistenza, quindi inerzia con adattamento.
Quello che stiamo vivendo in questi giorni di certo terminerà e anche noi vogliamo unirci al coro del “tutto andrà bene”, ma non sarà più tutto come prima: stiamo subendo un vero e proprio terremoto, pari a quelli che hanno costretto i precedenti sistemi sociali a modificarsi.
Il pericolo ci sta costringendo a rivedere abitudini e a mettere in evidenza le possibilità che già avevamo e non avevamo considerato. Tutti siamo consapevoli che le ricadute di questa pandemia sull’economia saranno drammatiche e ci porteranno ad una crisi peggiore di quella del 2009.
Probabilmente questo momento darà il colpo di grazia alle piccole attività commerciali e soccomberanno tutti quelli che mai hanno approcciato il canale e-commerce o lo avranno fatto male.
Quasi sicuramente ci si renderà conto che certi modelli produttivi e organizzativi non sono più in grado di garantire sviluppo e continuità.
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Ci renderemo conto che lo smart working non è il lavoro a distanza ma investe il modello manageriale, la condivisione e il controllo dei processi, la gestione del rapporto con i fornitori e con i clienti, che dovremo abituare ad essere smart per non incorrere più nel rischio di assoluta incapacità, nonostante le tecnologie a supporto, di creare sviluppo.
Probabilmente non sarà solo questo a cambiare, la speranza è che si trasformino anche certe considerazioni che afferiscono a uomini, donne, popoli. La speranza è che si cominci a pensare e fare sul serio su qualità dell’ambiente e della vita, che l’economia ricominci a rifarsi a modelli etici diversi rispetto a quelli seguiti nel corso dell’ultimo ventennio. La speranza è che anche il nostro tessuto economico si scopra sempre più resiliente e sempre meno resistente.
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