A lanciare l’allarme è Bankitalia: il debito pubblico in Italia ha raggiunto un nuovo record, superando i 2400 miliardi di euro, come si evince dalla pubblicazione statistica “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. Nel solo mese di luglio, quando è iniziata la crisi di governo che ha portato alla caduta dell’Esecutivo guidato da Lega e M5S, il debito pubblico ha registrato una crescita record (+23,5 miliardi di euro) rispetto al mese precedente.
Alla vigilia dell’inizio dei lavori sulla manovra 2020, il nuovo Esecutivo Conte bis deve fronteggiare l’emergenza relativa al rischio, quanto mai concreto, di una nuova crisi economica.
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Deficit: i dati
Secondo la Banca d’Italia, l’aumento del debito pubblico è da imputarsi soprattutto alla scorta di liquidità fatta dal Tesoro. Nelle Amministrazioni centrali il debito è aumentato di 23,7 miliardi, in quelle locali è diminuito di 0,1 miliardi e negli Enti di previdenza è rimasto invariato.
Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 46,5 miliardi, pari al -5,9% (-2,9 miliardi) su base annua, giustificato in parte dalla proroga al 30 settembre concessa ai contribuenti soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA). Ma anche guardando ai primi sette mesi dell’anno le entrate tributarie risultano in calo dello -0,3% (0,7 miliardi), per un totale di 235,8 miliardi.
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Crisi alle porte?
In realtà, a far registrare la più brusca frenata dalla recessione del 2008 è l’intero commercio globale, anche per colpa della guerra dei dazi avviata dagli USA e del braccio di ferro degli Stati Uniti con la Cina, la cui crescita del PIL nel secondo trimestre dell’anno si è fermato al 6,2%, un minimo storico che l’economia cinese non toccava dall’inizio degli anni ’90.
In Europa se la passa male anche la Germania, prossima alla recessione tecnica, con tre mesi consecutivi di calo del PIL, dovuto fondamentalmente ad un calo dell’export.
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Se parte della situazione che si sta registrando nel nostro Paese è dovuta alla crisi di Governo ferragostana, ora è tutto nelle mani del nuovo ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che dovrà trovare nella prossima Legge di Bilancio la giusta ricetta per sbrogliare la matassa. Per Gualtieri, archiviata la flat tax, la vera sfida è avviare una riduzione della pressione fiscale con un orizzonte di intervento sui tre anni.
Perché i provvedimenti seri non sono spot.
Lo ha dichiarato il ministro in occasione della visita a Helsinki per la riunione informale dell’Ecofin. Per ora sembrano escluse la patrimoniale e nuovi interventi su Quota 100, mentre sembrano confermati gli 80 euro in busta paga (cd Bonus Renzi), e il reddito di cittadinanza.
Tornando al debito pubblico, per Gualtieri in un Paese come l’Italia questo deve essere messo su una traiettoria discendente, sostenendo la crescita, rafforzando la fiducia e la credibilità del Paese, nonché riducendo la spesa.