Solo per evitare l’aumento IVA e finanziare spese indifferibili ci vogliono probabilmente 30 miliardi, poi ci sono da finanziare le misure che il Governo ha già annunciato di voler inserire in manovra, come il taglio del cuneo fiscale. Il tutto, senza intaccare agevolazioni già in atto e che arriveranno al termine del periodo sperimentale previsto, come la Quota 100. Il cammino verso la manovra 2020, sul fronte delle risorse, è come al solito tutto in salita. E fra le ipotesi, resta quella di finanziare, almeno in parte, la manovra in deficit.
Green new deal
Significa ottenere spazi di flessibilità di Bilancio in Europa e qui il Governo si preparerebbe a giocare una carta precisa: gli investimenti nel Green new deal scorporati dal calcolo del deficit. In questo modo, si potrebbero destinare al piano risorse adeguate senza intaccare la sostenibilità dei conti pubblici. Si tratta, lo sottolineiamo, di semplici ipotesi.
Nel frattempo, dopo la prima missione in Europa del premier, Giuseppe Conte, in rappresentanza del nuovo Esecutivo giallo-rosso, è la volta del ministero dell’Economia, Roberto Gualtieri, che debutta a Eurogruppo e Ecofin. Le dichiarazioni sono all’insegna della diplomazia, la linea è quella tracciata dal premier, anche in occasione della presentazione del programma di Governo alle Camere, che vede l’Italia impegnata con un ruolo da protagonista in Europa. Nulla sull’ipotesi di negoziato per scorporare dal deficit gli investimenti nel piano green: anzi, Gualtieri sottolinea:
Sono due questioni diverse, una è la discussione della manovra e uno è il più grande processo di riforma, approfondimento, completamento dell’Unione monetaria che naturalmente ha tempi diversi, quindi sono due piani diversi.
Come si vede, il dibattito è solo nelle fasi iniziali. Così come, al momento, non sono definiti con precisione i contorni della prossima manovra, su cui comunque l’Esecutivo è già al lavoro. Bisogna presentare il Def entro la fine di settembre, e poi la manovra 2020 vera e propria entro la metà di ottobre.
Manovra 2020
Come detto, ci sono anche alcuni punti fermi che il Governo ha già chiarito a più riprese: no all’aumento IVA, quindi saranno trovati i 23 miliardi necessari per evitare le clausole di salvaguardia. In programma, un taglio al cuneo fiscale, che andrà interamente a beneficio dei lavoratori. Anche qui, ci sono nuove ipotesi, che prevedono ad esempio di versare interamente la somma in un’unica soluzione, magari prima dell’estate. L’agevolazione fiscale si trasformerebbe in una sorta di quattordicesima mensilità, risultando forse più appetibile rispetto al taglio effettuato mensilmente, che sarebbe comunque intorno ai cento euro. Anche qui, lo sottolineiamo, si tratta di ipotesi di lavoro, nessuna certezza sulle misure fino a quando non si conoscerà la manovra vera e propria.
Così come, al momento, non sono chiari i numeri sulla crescita e sul deficit destinati a confluire nel Def, il documento di economia e finanza. Ricordiamo che lo scorso anno l’Italia si ritrovò a rischio infrazione dopo aver ipotizzato un deficit pil al 2,4%. Quest’anno il clima è comunque più favorevole, il nuovo Governo ha in programma la piena collaborazione in Europa, abbandonando la precedente posizione più sovranista, e fra l’altro l’Italia esprime il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Resta il fatto che, pur con la cornice di un cielo sereno sopra Bruxelles, le risorse per la manovra 2020 bisogna trovarle.
Sottolineiamo che ci sono altre misure di politica economica che l’Esecutivo ha già annunciato di voler inserire in manovra: resteranno, fino a scadenza, le attuali norme su quota 100 e reddito di cittadinanza, prevista invece una proroga al 2020 per l’Opzione Donna. Annunciata la legge sul salario minimo. Riordino delle agevolazioni fiscali: questo sarebbe il primo passo, verso una pià generale riforma delle aliquote Irpef, che però non sembra imminente. E’ invece previsto, già in manovra 2020, un riordino delle agevolazioni. Non si esclude nemmeno la possibilità di un taglio lineare, che porti la detrazione al 18%, dall’attuale 19%. Ma anche qui, niente certezze, il programma si è limitato a ribadire che la revisione tax expenditure è in agenda, con la dovuta attenzione al contribuente.