E’ ufficiale, cade il primo Governo della Terza Repubblica, il premier Giuseppe Conte ha presentato le dimissioni in Senato, prima di seguire l’intero dibattito parlamentare e salire al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Al quale passa ora la palla di questa crisi di Governo di ferragosto, giunta effettivamente nel vivo. Le consultazioni iniziano mercoledì 21 agosto alle 16 del pomeriggio e proseguono giovedì 22, giorno in cui salgono al Colle le delegazioni dei principali partiti (M5S, Lega, Pd, Forza Italia).
Il discorso di Conte in Senato
Il premier uscente nella sua comunicazione al Senato ha spiegato che, lo scorso 8 agosto, è venuta meno la fiducia della Lega, uno dei due partiti che formavano la maggioranza insieme al Movimento 5 Stelle.
Invece che salire subito al Colle e aprire la crisi, il premier, ha scelto la strada della parlamentarizzazione, portando quindi la crisi in Aula al Senato. E nel suo discorso ha attribuito le responsabilità senza mezze misure: la scelta della Lega è stata «particolarmente grave», perché ha interrotto l’azione di un Esecutivo «che in un anno ha realizzato molti risultati» e «ha mandato in fumo il progetto di cambiamento uscito dalle urne il 4 marzo». Non solo: la crisi è stata aperta in agosto, con tutte le difficoltà che questo comporta in vista della sessione autunnale di Bilancio. E nel bel mezzo del dibattito europeo per la formazione della nuova Commissione. In definitiva, una decisione «irresponsabile», con cui il segretario del Carroccio, nonchè vicepremier e ministero dell’Interno, «ha mostrato di inseguire interessi personali e di partito».
E ancora: «le scelte compiute e i comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell’Interno, e mi assumo la responsabilità di quello he affermo, rivelano scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale». «Caro Matteo, promuovendo questa crisi di Governo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al Paese. Hai chiesto pieni poteri e hai invocato le piazze a tuo sostegno. Questa tua concezione mi preoccupa. Le questioni istituzionali non si regolano nelle piazze ma nel Parlamento». Altra stoccata a Salvini, attraverso una citazione storica (Federico di Svevia): «non abbiamo bisogno di persone con i pieni poteri, ma di persone con piena responsabilità».
Conte sottolinea a più riprese i risultati conseguiti dal Governo da lui guidato, «che ha lavorato intensamente fino all’ultimo giorno e prodotto significative riforme». E ora «bisogna andare avanti, c’è gran bisogno di Politica con la P maiuscola, bisogna progettare il futuro, offrire opportunità ai nostri giovani, che vanno trattenuti e non costretti ad abbandonare il Paese».
La risposta di Matteo Salvini
Il primo a prendere la parola, dopo l’intervento del premier, è stato come prevedibile il vicepremier, Matteo Salvini, «rifarei tutto quello che ho fatto, perché sono un uomo libero e non ho paura del giudizio dei cittadini». Accetta la sfida dei classici, citando invece Cicerone: «Non voglio un padrone giusto, voglio nessun padrone». Il Governo è caduto «perché da mesi c’erano in consiglio dei ministri e in parlamento dei Signor No che bloccavano tutto». E adesso? Mano tesa al M5s: «se volete tagliare i parlamentari, se volete fare una manovra coraggiosa, se volete completare il progetto di riforme avviato noi ci siamo. Se volete governare con Renzi auguri».
La replica di Matteo Renzi
E proprio l’ex capo del Governo, oggi senatore del Pd, Matteo Renzi, ha prima criticato la crisi estiva: «l’esperimento populista funziona in campagna elettorale non al Governo. Dicevate che con la nostra opposizione avereste governato 30 anni, oggi siamo qui ad assistere allo stop al governo dopo solo 14 mesi». Per poi concludere che al Paese ora serve un Governo che eviti le elezioni in autunno e l’aumento dell’IVA.