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Crisi di Governo: a rischio manovra e aumento IVA

di Barbara Weisz

Pubblicato 9 Agosto 2019
Aggiornato 12 Agosto 2019 14:38

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La Lega presenta la sfiducia al Governo, esecutivo verso la crisi e senza manovra 2020 arriva l' aumento IVA, il rischio di esercizio provvisorio.

Mese di Ferragosto caldissimo, non per ragioni climatiche ma politiche: il Governo precipita verso la crisi, con tutti i rischi che questo comporta per il regolare svolgimento della sessione di bilancio. Ci saranno i tempi per approvare la manovra 2020? Questo l’interrogativo di fondo, la cui risposta dipende, come è logico, dai tempi della crisi aperta nelle ultime ore. E qui si inserisce un secondo punto caro alle imprese: senza una nuova Legge di Bilancio scatta quello che tecnicamente si chiama esercizio provvisorio, che fondamentalmente consente di operare a politiche invariate. In questo caso, scatterebbero quindi le clausole di salvaguardia previste dalla manovra 2019, che prevedono appunto l’aumento IVA.

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Aumento IVA: le aliquote

Dunque, per dirla in termini molto semplici, uno dei (tanti) effetti della crisi di governo è rappresentato dal rischio di aumento IVA dal primo gennaio 2020 (succederebbe solo nel caso in cui non si riuscisse ad approvare una nuova Legge di Stabilità entro il 31 dicembre). Significa che l’aliquota ordinaria salirebbe al 25,2% e quella ridotta al 13%. Non solo: come detto, non ci sarebbe neppure una nuova manovra economica, quindi decadono tutte le ipotesi fino ad ora previste, anche in considerazione del dibattito che l’esecutivo ha aperto con le parti sociali proprio in vista della Legge di Stabilità: flat tax e revisione aliquote IRPEF, taglio del cuneo fiscale, ipotesi di salario minimo.

=> Manovra: Flat Tax e Piano Sud

La crisi di Governo

La domanda è: lo scenario appena descritto è o non è il più probabile? Risposta difficile, molto difficile, soprattutto se si pensa ai contorni di questa crisi ferragostana. E veniamo così alla cronaca delle ultime ore. La Lega ha presentato in Senato una mozione di sfiducia contro il Governo. Ieri sera, 8 agosto, il premier, Giuseppe Conte, aveva ufficialmente annunciato l’apertura di uno scenario di crisi:

Ieri sera e questo pomeriggio (la sera del 7 e il pomeriggio dell’8 agosto, ndr) è venuto a parlarmi il ministro Salvini, il quale mi ha anticipato l’intenzione della Lega di interrompere questa esperienza di Governo e la volontà di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui il partito attualmente gode». E ancora: «la nota ufficiale, diffusa da ultimo dal Ministro Salvini, invoca un ritorno alle urne per restituire al più presto la parola agli elettori». Nelle stesse ore, lo stesso vicepremier, nonchè ministero dell’Interno, Matteo Salvini, annunciava: «restituiamo la parola agli italiani. Senza tornare al vecchio: se devo mettermi in gioco, lo faccio sereno, da solo e a testa alta. Poi, potremo scegliere i compagni di viaggio…

Dunque, lo scenario che si profila è quello di nuove elezioni. A questo punto è fondamentale capire come si svilupperà con precisione la crisi e quali decisioni prenderà, nel momento in cui sarà interpellato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alcuni elementi sono già chiari. Conte, dopo i colloqui degli ultimi giorni con Salvini (che, come detto, ha di fatto tolto l’appoggio della Lega al Governo), ha deciso di non rassegnare subito le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, scegliendo invece la parlametarizzazione della crisi. Come detto, la risposta della Lega non si è fatta attendere, con la presentazione immediata di una mozione di sfiducia al Senato.

Dunque, perché la crisi di Governo diventa concretamente tale, bisogna appunto attendere il voto parlamentare. A quel punto, sfiducia alla mano, Conte rassegnerà le dimissioni.E la “soluzione della crisi” sarà a quel punto nelle mani di Mattarella. E’ già partito il toto date per le elezioni, che inevitabilmente si incrocia con l’esigenza di salvaguardare la sessione di Bilancio.

Come è facile intuire, sono cruciali i tempi anche delle prossime convocazioni parlamentari. Che, a questo punto inevitabilmente, verranno accelerate rispetto alle tempistiche ordinarie (le Camere in teoria sono in vacanza fino a settembre). Non si esclude una convocazione a ridosso di Ferragosto.

La prima data utile per il voto, secondo i primi calcoli, dovrebbe essere intorno a metà ottobre, ma presupporrebbe lo scioglimento delle Camere molto veloce (sempre in agosto). Non solo: con un autunno caratterizzato dalla campagna elettorale, e i successivi tempi di insediamento delle Camere e di formazione del nuovo Governo, il rischio di esercizio provvisorio sarebbe molto alto. Come detto, significa aumento IVA e assenza di manovra 2020 (con tutti i rischi che questo comporta, fra l’altro, anche sotto il profilo del rispetto dei vincoli europei di bilancio, di fibrillazione dei mercati, e in ogni caso di bassa crescita). E’ difficile, al momento, fare ipotesi concrete di sviluppo di una crisi per molti versi (in primis, la stagione in cui avviene) inedita.

Le certezze, al momento, possono essere così riassunte: la Lega ha tolto l’appoggio al Governo, il premier ha chiesto che la sfiducia venga legittimata da un voto parlamentare. Si attende una convocazione del Senato molto a ridosso di Ferragosto (entro il 20, con ogni probabilità), Entro fine mese potrebbe dunque aprirsi ufficialmente la crisi con le dimissioni del Governo nelle mani del presidente della Repubblica Matteralla. Il quale, a quel punto, dovrà sbrogliare la matassa fra scioglimento immediato delle Camere e ricerca di soluzioni che consentano di approvare la manovra economica.