Con una manovra da 7,6 miliardi di euro il Governo ha evitato la procedura di infrazione, rispettando i parametri di Bruxelles e garantendo, allo stesso tempo, che la manovra farà altrettanto per il prossimo anno. Già, il prossimo anno… chissà con quale Governo però, vista l’ipotesi non tanto assurda (nonostante le smentite) di un ritorno alle urne dopo l’estate.
Le misure economiche della (scricchiolante) alleanza giallo-verde dovrebbero andare a rafforzare una crescita del Paese che stenta a decollare, quindi sulla Legge di Bilancio 2020 c’è particolare attenzione rispetto le riforme economiche previste.
Da questa manovra dipendono i conti pubblici e gli obiettivi finanziari dei prossimi tre anni. Si dovrà definire entro ottobre 2019 – mese importante che prevede anche l’invio del Documento programmatico di bilancio (DEF) alla Commissione Europea – e dovrà entrare in vigore il primo gennaio 2020.
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E’ prematuro parlare delle specifiche misure che vi saranno contenute, però è noto che sarà una manovra tra i 30 ed i 35 miliardi con diverse novità. Sempre se ci saranno i margini per realizzarle.
Un esempio per tutti: tutti unanimi sul blocco dell’aumento delle aliquote IVA, che però resta un obiettivo difficile. Tanto che già alcune indiscrezioni parlano di un’aliquota del 4% che passerebbe al 6%, mentre quella al 10% salirebbe fino al 12%: in questo modo i conti pubblici beneficerebbero di circa 6 miliardi di euro di maggiore gettito.
Si prevede inoltre la riduzione da 5 a 3 scaglioni IRPEF (il primo fino a 28mila euro di reddito, con aliquota tra il 15 ed il 25 per cento; il secondo tra 28 e 75 mila euro, aliquota tra il 26 ed il 35 per cento; il terzo scaglione prevede redditi dai 75mila in poi, con aliquota al 43 per cento).
Altre misure in agenda: flat tax partite IVA per ricavi fino a 100mila euro; ampliamento platea del reddito di cittadinanza aumentando la soglia ISEE; avvio della pace fiscale per le imprese; possibilità di trasformare il bonus Renzi di 80 euro in detrazione per finanziare la flat tax.
Sia per il lavoratori pronti ad andare in pensione con Quota 100, sia per i nuovi potenziali ed i vecchi beneficiari del RdC, c’è un fondato timore sul futuro di queste riforme in caso di caduta del Governo Conte. Azzardiamo, scevri da ogni suggestione, qualche ipotesi in caso di cambiamenti governativi.
Se la Lega rimarrà al Governo, ad esempio, con una coalizione di centro-destra saranno facilmente immaginabili tagli al reddito di cittadinanza in favore della flat tax: non essendo il Rdc in scadenza come misura, sarebbe necessario un provvedimento ad hoc per abolirlo proprio. Mentre sarebbe salvaguardata la Quota 100 voluta dai leghisti.
Se restassero al Governo i 5stelle potrebbero allearsi con il Pd, cosa finora smentita da Gentiloni. In quel caso opererebbero una riforma delle pensioni più contenuta ed uno scontato proseguimento della legge sul Reddito di cittadinanza in forma ampliata.
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di Luca Costa