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Mondo bancario alla sfida del Fintech

di Barbara Weisz

Pubblicato 15 Luglio 2019
Aggiornato 2 Marzo 2022 12:24

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Digitale al centro dell'assemblea ABI, le analisi di Patuelli, Tria e Visco: regole e governance, mercato e imprese, banche e Fintech.

Il primo capitolo della relazione del presidente ABI in occasione dell’assemblea annuale 2019 non è stato dedicato all’analisi degli scenari economici, al rapporto banche imprese o al costo del credito, ma ai cambiamenti che le nuove tecnologie stanno imponendo al sistema del credito. E come ha sottolineato Antonio Patuelli, numero uno dell’associazione delle banche italiane (che fra l’altro quest’anno festeggia il centenario):

Banche, Fintech e colossi mondiali si intrecciano o competono: è indispensabile che le Autorità internazionali, europee e nazionali garantiscano regole competitive uguali per tutti, senza privilegi.

E il tema della digitalizzazione è stato ampiamente toccato anche nelle relazioni del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.  Al di là delle singole posizioni, si tratta di un tema centrale – complice la concorrenza delle fintech e dai giganti hi-tech (in primis Facebook con Libra) – intorno al quale si sviluppa il dibattito e la ricerca di nuovi strumenti.

Patuelli ha sinteticamente presentato una serie di questioni.

  • Sistemi di pagamento: le innovazioni di settore devono «sempre essere nuove frontiere di legalità, efficienza ed economicità»,
  • PSD2: la direttiva europea sui pagamenti impone nuove sfide. «Debbono essere chiarite rapidamente le incertezze nell’applicazione della Direttiva sui servizi di pagamento PSD2 e del regolamento sulla protezione dei dati».
  • Privacy: qui c’è solo l’indicazione di tutelare adeguatamente la privacy con parità di condizioni nell’accesso dati.
  • Sicurezza informatica: «la sicurezza informatica è la nuova frontiera di legalità, tutela delle istituzioni democratiche, responsabilità e libertà».
  • Rapporto banca-cliente: «se il cliente permette ad altri di accedere al proprio conto, occorre che ciò avvenga senza alterare le reciproche responsabilità fra i contraenti del contratto bancario e senza creare privilegi, ma permettendo, per reciprocità, anche alle banche di accedere a dati gestiti dalle piattaforme informatiche mondiali».

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La conclusione è che «anche per queste strategie le banche e l’ABI collaborano intensamente con le Istituzioni. In Italia sono ingenti gli investimenti di banche, consorzi e società specializzate per la continua innovazione tecnologica».

Sottolineiamo che si tratta di temi a cui è dedicato ampio spazio anche al’interno del tradizionale documento sulle attività svolte nel corso dell’anno dall’ABI con capitoli dedicati, fra le altre cose, a blockchain, intelligenza artificiale, innovazione ed evoluzione servizi finanziari, fintech.

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Il ministro Tria ha sottolineato che «in un contesto caratterizzato dalla rapida espansione del Fintech, le istituzioni hanno il compito di bilanciare gli obiettivi di inclusione e di promozione dell’innovazione e della concorrenza, con l’intento di preservare la stabilità finanziaria, l’integrità del mercato e la protezione dell’utente dei servizi finanziari». E ha ricordato che proprio a questo scopo nel 2018 è stato istituito un Comitato nazionale per il Coordinamento per il Fintech, «al fine di assicurare una stretta collaborazione tra tutte le autorità coinvolte».

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Il Governatore di Bankitalia Visco è tornato su un punto già analizzato in occasione delle considerazioni finali 2019: il ritardo che, anche in materia di innovazione, l’Italia ha accumulato negli ultimi anni. Le banche, ha fatto presente, «stanno ampliando l’offerta online dei servizi tradizionali ma non hanno ancora avviato piani di investimento importanti nelle tecnologie più avanzate». Pur a fronte del fatto che «i benefici dell’utilizzo delle nuove tecnologie sono elevati nel comparto dei pagamenti e in quello dei finanziamenti alle imprese operanti nei settori e nelle aree in cui l’attività di intermediazione è più rischiosa».

Interessante al considerazione in base alla quale «i vantaggi dello sfruttamento delle tecnologie digitali sono tendenzialmente maggiori per le banche di minori dimensioni, con una clientela costituita prevalentemente da piccole imprese». Ma bisogna coniugare legame con il territorio e digitalizzazione: «il legame con il territorio non può rappresentare l’unico fattore di sviluppo; alla conoscenza dei mercati e degli operatori è necessario associare un utilizzo intenso delle nuove tecnologie per accrescere l’efficienza gestionale e rendere più competitiva l’offerta dei servizi alla clientela.

Dall’altro, le banche devono sfruttare i vantaggi che una maggiore dimensione può apportare in termini di economie di scala e di solidità patrimoniale».