Nel primo trimestre dell’anno in corso l’interscambio tra Italia ed Unione Economica Eurasiatica (UEE) ha raggiunto quota 6,2 miliardi di euro, segnando un incremento rispetto al periodo precedente.
Driver primario è soprattutto il Made in Italy, basti pensare che tra gennaio e marzo l’Italia ha importato prodotti da quest’area per oltre 3,9 miliardi di euro (+6%), registrando un aumento dell’export verso i cinque Paesi aderenti all’alleanza eurasiatica di libero scambio (Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan) pari al 10,6% per un valore che supera i 2,2 miliardi di euro.
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Sono dati emersi nel corso del VII seminario eurasiatico, appuntamento organizzato nella Capitale dall’Associazione Conoscere Eurasia, Forum economico internazionale di San Pietroburgo e Roscongress in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Banca Intesa Russia e lo studio legale Gianni-Origoni-Grippo-Cappelli & Partners.
L’Eurasia – afferma Antonio Fallico, presidente di Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia in apertura dei lavori – assume un ruolo sempre più centrale e da trait d’union nelle relazioni tra Est e Ovest superando così una visione a blocchi contrapposti alimentata dalla politica internazionale degli USA e, purtroppo, anche dall’Unione Europea.
L’Unione Economica Eurasiatica è una grande opportunità di business che va ben oltre la sola Russia, che rimane comunque il motore principale di questo mercato.
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In cima alla lista dei prodotti italiani maggiormente richiesti nell’Unione Economica Eurasiatica compaiono i macchinari (+11,3%), seguiti dal sistema moda (tessile, abbigliamento e accessori) e, in ripresa, i prodotti alimentari e le bevande.
La Russia, inoltre, rappresenta l’economia di riferimento per le aziende italiane in Eurasia.