Si apre uno spiraglio nel negoziato in corso fra Italia e Unione Europea sulla procedura d’infrazione annunciata da Bruxelles nelle scorse settimane: secondo anticipazioni di stampa, il Governo avrebbe qualche giorno in più per chiarire in che modo intende mette al sicuro i conti pubblici.
Non solo: anche nel caso in cui alla fine il verdetto estivo fosse negativo, facendo partire di fatto la procedura, Roma avrebbe sei mesi di tempo (e non tre, come di prassi) per evitare la multa.
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Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, esprime ottimismo: «non vedo ostacoli per un accordo» spiega, in considerazione del fatto che «l’Italia rispetta in modo sostanziale le regole di bilancio europee». I prossimi giorni, e le prossime ore, sono fondamentali per capire concretamente come si sviluppa il negoziato.
Dopo il cartellino giallo di inizio giugno, primo passo verso l’apertura della procedura d’infrazione, l’Europa aveva stretto sui tempi chiedendo all’Italia di presentare dati precisi ed eventuali provvedimenti correttivi entro il 25 giugno, per consentire di esaminare il tutto il vista dell’Ecofin dell’8-9 luglio, che vedrà esprimersi gli Stati Membri.
E qui si inserisce la prima novità: in base a quanto scrive il Financial Times, ci sarebbe in vista una prima proroga, nel senso che l’Europa avrebbe deciso di concedere più tempo per fornire nuovi dati.
Ricordiamo che il 20 giugno scorso il premier Giuseppe Conte ha inviato una prima risposta ufficiale, assicurando il rispetto degli impegni da parte del Governo, senza bisogno di manovra bis, ma senza evidentemente fornire elementi conclusivi.
Nel frattempo, come da prassi, i tecnici sono al lavoro, ed evidentemente al di là del dibattuto qualche passo avanti è stato fatto, vista la decisione di concedere più tempo (che, sostanzialmente, rappresenta un’apertura).
Quindi, ora bisogna vedere come procederà effettivamente la trattativa e cosa succederà all’Ecofin di inizio luglio, quando verrà presa la decisione fondamentale, che potrebbe rappresentare l’apertura vera e propria della procedura.
Anche qui si inserisce un nuovo elemento: riporta Il Sole 24 Ore che, dopo un’eventuale parere sfavorevole all’Italia a inizio luglio, il Paese avrebbe comunque più tempo del previsto per evitare la multa. Le regole prevedono che, a procedura avviata, ci siano tre mesi di tempo per trovare soluzioni che evitino la multa (predisponendo misure di politica economica). Ebbene, in questo caso la commissione concederebbe, invece, all’Italia sei mesi, quindi si arriva a gennaio 2020: c’è il tempo, di conseguenza, di mettere a punto la prossima manovra economica, e anche di poter contare sui più positivi numeri relativi alla crescita attesi nel secondo semestre.
In ogni caso, lo sforzo del Governo è orientato a evitarla, la procedura, fin da subito. A questo pare si riferisca il minimo Tria definendosi «ottimista riguarda alla procedura Europea». Tria ritiene che già oggi i conti italiani, uniti alle previsioni e alle ulteriori misure in cantiere annunciate dal Governo (che comunque prevedono anche tagli ai ministeri, dismissioni e risparmi sulle misure giù attuate nel 2019, a partire da quota 100 e RdC) sia adeguati per convincere Bruxelles a non far scattare il prossimo step.
«Per un’economia a crescita zero l’obiettivo di un deficit pubblico del 2,1% per l’anno corrente rappresenta una politica di bilancio più che prudente e noi arriveremo a questo livello di deficit grazie ad una gestione prudenziale anche se stiamo implementando le politiche sociali programmate decise con l’ultima legge di bilancio», spiega.