Premessa: per conoscere la risposta dell’Italia all’Unione Europea per evitare la procedura di infrazione per eccesso di debito bisogna attendere la lettera che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sta preparando.
Nel frattempo, a scaldare il dibattito ci pensa il vicepremier, Matteo Salvini, nel corso della visita a Washington, che sostanzialmente ribadisce la linea del Governo: niente manovra correttiva, anzi: la priorità è la flat tax.
Le parole di Salvini, in realtà, suonano anche come un avvertimento a Bruxelles: «contiamo di convincerli con i numeri. Con i dati. Col buon senso e con la cortesia. Altrimenti le tasse le tagliamo lo stesso agli italiani». Posizione rigida, insomma, rispetto alle richieste della Commissione UE che, per evitare la procedura d’infrazione, chiede all’Italia nuovi dati.
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E anche critica: «Faccio parte di un governo che non si accontenta più delle briciole a Bruxelles. Abbiamo un’idea di Europa diversa rispetto all’asse franco tedesco che ha portato a un livello di disoccupazione e precarietà che non abbiamo mai avuto e un livello di immigrazione fuori controllo che non abbiamo mai avuto».
Elogi, invece, per la politica economica e fiscale dell’amministrazione Trump, che:
può essere un esempio e un modello per l’Italia.
Italia definita «il più grande paese europeo con cui gli Stati Uniti possono e vogliono dialogare». C’è anche l’impegno a fornirli i dati, che dovrebbero convincere l’Europa a non far scattare la multa per eccesso di debito. Ma senza arretrare sulla riforma fiscale.
Che, al di là delle dichiarazioni più o meno diplomatiche (Salvini, ricordiamolo, era in visita ufficiale oltreoceano), resta chiaramente il paletto della Lega. Che viene prima anche del salario minimo, proposta invece cara al Movimento 5 Stelle.
«La priorità è la flat tax. Il salario lo danno le imprese e se non tagliamo loro le tasse come fanno a dare i salari?» ha ribadito, ripetendo un concetto a più riprese sottolineato nelle ultime settimane.