I tempi sono ormai stretti: per evitare la procedura d’infrazione UE, dopo il monito della Commissione, l’Italia ha solo pochi giorni per fornire una risposta convincente. E’ vero che la decisione finale sarà presa l’8-9 luglio (Ecofin), ma di fatto l’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dei paesi della moneta unica) ha già fatto propri i rilievi mossi dalla (approvando il rapporto sul debito in base al quale l’Italia rischia la multa comunitaria) e dato un ultimatum a Roma.
Tradotto: entro fine settimana il Governo deve dimostrare in che modo intende mettere i sicurezza i propri conti. La posizione dell’Esecutivo, pur dopo questo’ultimo passaggio, non si discosta molto dalla linea fin qui seguita: niente manovra bis.
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Il Governo si dichiara infatti convinto di poter dimostrare che il rispetto dei parametri può essere perseguito a politiche invariate, presentando all’Europa i cardini su cui sarà incentrata la prossima Legge di Bilancio 2020.
In realtà si tocca un passaggio delicato, perché le misure annunciate in vista della manovra economica del prossimo anno sono solo nuovi tagli fiscali, che non producono certo (almeno non nel breve periodo) risparmi, ma anzi vanno finanziati.
Il tutto, tenendo presente che il Governo continua a ribadire la ferma intenzione di non far scattare le clausole di salvaguardia, in base alle quali nel 2020 aumenta l’IVA. E questo significa che bisogna recuperar circa 23 miliardi (ossia il valore della clausole).
Queste giornate di inizio settimana sono caratterizzate da vertici di maggioranza. Il premier Giovanni Conte assicura che la risposta da portare in Europa è in dirittura d’arrivo:
la lettera è quasi pronta, la stiamo rivedendo.
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Le richieste Ue sono chiare e le ha sintetizzate il commissario Pierre Moscovici: terremo conto di qualsiasi ulteriore nuovo elemento che l’Italia vorrà presentare. Al momento la procedura «è giustificata», ma «stiamo cercando insieme di evitarla». Disponibilità da parte di Bruxelles quindi, ma anche la richiesta all’Italia di presentare nuovi elementi. «Riteniamo che una correzione sia necessaria, bisogna ridurre debito e non aumentarlo» rincara la dose il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis.
Cerchiamo anche qui di tradurre: l’Europa, con ogni probabilità, preferirebbe una manovra bis con misure immediate che garantiscano la stabilità del bilancio. Le rassicurazioni fin qui fornite dall’Italia, che puntano anche sulla ripresa nel secondo semestre, non sono evidentemente ritenute sufficienti.
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha assicurato che a Bruxelles entro fine luglio porterà «dati, e non chiacchiere». Moscovici ha a sua volta accolto «con favore gli impegni di Tria e Conte», insistendo comunque sul fatto che a Bruxelles servono »più dati, più impegni, fatti, e misure».
Come si vede, il negoziato è in pieno corso. E la settimana appena iniziata è decisiva in base alla posizione espressa venerdì scorso, 14 giugno) dall’Eurogruppo. Il motivo delle tempistiche è che, se entro fine giugno non saranno chiari i piani dell’Italia, i tecnici avranno bisogno di preparare, appunto, la procedura di infrazione (entro l’Ecofin del 9 luglio).
Nel frattempo, in vista ci sono alcune date importanti: il Consiglio dei capi di stato e di governo del 20 e 21 giugno, e soprattutto, mercoledì 26 giugno, giorno in cui, in mancanza di elementi sufficienti, potrebbe di fatto essere presa la decisione di proseguirà con la procedura verso l’Italia.
La posizione delle forze di maggioranza, come detto, resta la stessa. Entrambi i vicepremir, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, pur con accenti e sfumature diverse, insistono sulla linea di abbassare le tasse con la prossima manovra. Entrambi assicurano anche il rispetto dei parametri europei sui conti. Staremo a vedere.