Emergono dati interessanti, e a tratti sorprendenti, nell’ultimo report ISTAT sui risultati economici delle imprese a livello territoriale (2015-2016), in particolare sul valore aggiunto generato dalle imprese dell’industria e dei servizi.
- Il primo riguarda le PMI, che si confermano motore dell’economia superando la media nazionale e producendo l’80% del valore aggiunto in quattro comuni su cinque (per le grandi imprese il rapporto è un comune su cento).
- Il secondo è che, pur a fronte del traino del Nord, ci sono settori in cui è il Sud a rappresentare l’eccellenza (trasporto marittimo, turismo, alcuni segmenti del food, manutenzione di aeromobili e veicoli spaziali).
Vediamo tutti i dati contenuti nel report appena pubblicato.
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Il valore aggiunto nazionale generato dalle imprese industriali e dei servizi ha segnato un +4,8% nel 2016 rispetto all’anno precedente: primeggiano le regioni del Nord (37,5% nel Nord-ovest e 25,3% nel Nord-est), seguono il Centro con il 20,7% e il Mezzogiorno con il 16,6%. Cala invece il fatturato, con l’unica eccezione del Nord Est dove il valore è positivo per lo 0,3%.
Ci sono quattro Regioni che da sole generano il 57,4% del valore aggiunto nazionale, nell’ordine: Lombardia, Lazio (con la crescita più consistente e il passaggio dal terzo al secondo gradino del podio), Veneto, Emilia Romagna. Non è fra le top, ma segna la crescita più consistente il Molise, +8,8%.
La metà del valore aggiunto nazionale è realizzata nei sistemi locali del lavoro urbani (50,1%).
I sistemi manifatturieri registrano una sostanziale tenuta del loro peso in termini di valore aggiunto sul totale dell’economia nazionale: il Made in Italy rappresenta oltre un quarto dell’economia (25,7%), i sistemi della manifattura pesante incidono per poco meno di un quinto (18,6%).
Tra i primi si evidenziano i sistemi locali della fabbricazione di macchine (6,4%), per più della metà costituiti da distretti industriali, e quelli del tessile e dell’abbigliamento (5,8%); tra i secondi emergono i sistemi della petrolchimica e della farmaceutica (6,5%) e dei mezzi di trasporto (5,5%).
La classifica delle città vede nelle prime 20 posizioni solo comuni capoluogo, con l’unica eccezione di San Donato milanese (al 19esimo posto). Abbondantemente in testa Milano e Roma, seguiti da Torino, Genova e Napoli.
In termini di produttività apparente del lavoro, sul podio Milano, Bolzano e Siena. Nel Sud spicca il Comune di Sarroch (Cagliari), grazie alla produzione di energia elettrica, nel Nord-est Maranello, in provincia di Modena (autoveicoli, rimorchi e semirimorchi), nel Nord-ovest emerge Vado Ligure (Savona), con industria chimica e costruzione di locomotori elettrici, nel Centro si distingue Pomarance (Pisa).
E veniamo alla produttività del lavoro (che a livello nazionale sale del 2,3%).
Anche qui, il valore è più alto nel Nord-est (+3,4%), dove la variazione positiva del valore aggiunto si accompagna a una crescita degli addetti sensibilmente inferiore a quella delle altre ripartizioni territoriali. Le prime tre regioni per produttività del lavoro sono Lombardia, provincia di Bolzano, e Lazio, mentre la crescita maggiore si rileva in Molise, seguito da provincia di Trento e Lazio.
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I sistemi urbani ad alta specializzazione presentano, in media, una produttività apparente del lavoro più elevata rispetto alle altre tipologie di sistemi locali (passando da 59mila 400 euro per addetto nel 2015 a 61mila 300 euro nel 2016). Seguono i sistemi della fabbricazione di macchine, petrolchimica e farmaceutica. I valori più bassi si registrano nei sistemi non specializzati e in quelli a vocazione agricola. La produttività raggiunge livelli medi pari a 44mila euro per addetto nei sistemi del Made in Italy.
In generale, sono le PMI a dominare lo scenario delle economie locali, producendo l’80% del valore aggiunto in quattro comuni su cinque. Una maggiore concentrazione di comuni contraddistinti dalla grande impresa si riscontra in Friuli-Venezia Giulia (2,8%) e Piemonte (2,1%). Considerando il solo settore manifatturiero, tali comuni sono localizzati soprattutto in Toscana (3,6%), Abruzzo (3,3%) e Lombardia (2,9%).
Infine, le eccellenze del Mezzogiorno che in alcuni casi rappresentano oltre la metà del valore aggiunto di settore su base nazionale. Esempi: Trasporto marittimo e costiero di merci, con il 61,3% del totale nazionale, turismo, soprattutto grazie a villaggi turistici e di gestione di luoghi e monumenti storici (rispettivamente il Sud rappresenta il 55,5% e il 48% del valore aggiunto nazionale). In queste attività Sardegna, Puglia e Sicilia ricoprono un ruolo preponderante.
L’industria spaziale, soprattutto per riparazione e manutenzione (53,2% del valore nazionale), agroindustria (soprattutto malto in Basilicata, olio d’oliva in Puglia, frutta e ortaggi in Campania e Puglia).
In tabella, la sintesi dei dati sul valore aggiunto nazionale generato da industria e servizi: