I termini del dibattito politico sono i seguenti: stabilire le priorità di politica economica alla luce del rischio di procedura per debito eccessivo annunciata dall’Europa, proseguendo sulle linee programmatiche fin qui annunciate dal governo. Quindi, in estrema sintesi, taglio delle tasse e misure per la crescita.
Fin qui, si potrebbe dire, nulla di nuovo. Il punto è mettersi davvero d’accordo sui provvedimenti concreti.
La Lega insiste sull’alleggerimento della pressione fiscale mentre il M5S rilancia sul salario minimo garantito per legge. Nel mezzo, il premier, Giuseppe Conte, che pone un paletto fondamentale: bisogna evitare la procedura di infrazione europea.
Le prossime ore e i prossimi giorni sembrano destinati ad essere scanditi da nuovi vertici di maggioranza. O per meglio dire, fra i leader di maggioranza. Primo appuntamento 10 giugno, con una riunione serale fra Conte e i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Vediamo come i protagonisti animano il dibattito in vista del confronto.
Salvini insiste sul punto tradizionalmente caro alla Lega: «siamo al Governo per non aumentare le tasse». Si tratta di una linea tendenzialmente condivisa dall’alleato di Governo, il M5S, e che riguarda in primis le nuove misure in vista sulla flat tax (che in vista della Legge di Bilancio 2020 si vorrebbe estendere alle imprese ed, eventualmente, ai contribuenti privati fino a determinate soglie di reddito (si parla di 50mila euro all’anno).
Di Maio premette che il vertice di maggioranza «andrà bene se rimettiamo al centro della stanza i cittadini», per poi passare a proposte più concrete:
mi aspetto risposte sul salario minimo e che la Lega ritiri gli emendamenti che provano a fermarlo.
«Mi aspetto l’accordo sull’abbassamento delle tasse con il carcere per i grandi evasori. Mi aspetto il sì alla lotta ai privilegi, perché siamo in ritardo sul taglio degli stipendi dei parlamentari».
La richiesta principale all’alleato di Governo, par di capire, è il salario minimo, sul quale da Salvini arriva un segnale di apertura ma nell’ottica della riduzione della pressione fiscale: il salario lo pagano le imprese, è il ragionamento del segretario della Lega:
«se non riduci il carico fiscale alle imprese, come fanno a garantire un salario minimo?
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Sullo sfondo, la stabilità dei conti pubblici e la procedura di infrazione su cui l’Europa ha appena messo in guardia l’Italia.
E qui interviene il premier:
una procedura per debito eccessivo va evitata. Esporrebbe l’Italia a uno spread difficilmente controllabile
E a fibrillazioni dei mercati finanziari che, in caso di declassamento da parte delle agenzie internazionali di rating, renderebbero più difficile al governo collocare il nostro debito sui mercati.
In definitiva, sono a rischio l’economia del Paese e i risparmi degli italiani.
Salvini ribadisce che la politica italiana in Europa non vuole cercare lo scontro ma trovare un equilibrio a tutela degli italiani. E si stemperano (forse) i toni sull’ipotesi minibot: Conte ammette che pagare i debiti della pubblica amministrazione alle imprese è una priorità, ma «non con i mini bot». «A me interessa il risultato, lo strumento non conta» risponde a distanza Salvini.
I minibot (su cui c’è una mozione approvata alla Camera) sono titoli con cui lo Stato pagherebbe i debiti verso le imprese. Nei giorni scorsi, il Governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha sottolineato che i minibot o sono una sorta di valuta parallela, quindi vietata dalle regole comunitarie, oppure sono nuovo debito.