L’Italia non ha rispettato la regola del debito e rischia l’apertura di una procedura d’infrazione UE: il primo passo in questo senso è rappresentato dal report, peraltro atteso, della commissione di Bruxelles, che ritiene “giustificata” l’eventuale procedura per debito eccessivo.
Ora si apre un iter che, in estrema sintesi, nel giro di un mese può portare all’apertura della procedura di infrazione vera e propria. In pratica, se l’Italia in questo mese non fornisce ulteriori elementi a Bruxelles per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici, l’Ecofin del prossimo 9 luglio potrà effettivamente aprire la procedura.
Per dirla in termini semplici, per ora è un cartellino giallo, che potrebbe diventare rosso nel giro di 30 giorni.
E’ una situazione del tutto analoga a quella che si è verificata nell’autunno scorso.
Immediata la risposta del Governo italiano: la presidenza del consiglio dei ministri «prende atto dell’esito della valutazione della Commissione Europea», esprime l’intenzione di «continuare a dialogare con la Commissione», assicura che «le stime più aggiornate per l’anno in corso portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del PSC», il patto di stabilità e crescita, fornendo una serie di dati prospettici, e infine «auspica la continuazione di un dialogo costruttivo con la Commissione onde arrivare ad un accordo circa le modalità con cui gli obiettivi per l’anno in corso verranno conseguiti e un sentiero di discesa del deficit coerente con gli impegni già assunti da Governo e Parlamento italiani».
«Siamo pronti a guardare a nuovi dati», ha specificato il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, dichiarandosi favorevole a «una applicazione intelligente del Patto di Stabilità». Di fatto, il mese di giugno sarà quindi caratterizzato da un nuovo negoziato con Bruxelles, per evitare appunto la procedura d’infrazione (che comporta multe, e appesantisce ulteriormente i conti pubblici).
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Il report di Bruxelles analizza i conti italiani: il deficit strutturale è aumentato dello 0,1% (mentre doveva scendere dello 0,3%), il debito al 132,2% del PIL è il secondo più alto in Europa e fra i più elevati del mondo, in ogni caso è nettamente sopra il 60% del PIL previsto dal patto di stabilità, e soprattutto in base sia ai piani del Governo italiano sia alle stime della commissione non si prevede una riduzione nel 2019 e nel 2020 (in base alle stime di Bruxelles, salirà anzi al 133,7% quest’anno e al 135.2% l’anno prossimo).
In definitiva, anche tenendo conto dei chiarimenti forniti dall’Italia, che prevedono una crescita più marcata nel secondo semestre e un possibile risparmio di spese rispetto al budget, c’è il rischio di sforamento dei parametri.