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Reddito di Cittadinanza: DEF e primi bilanci

di Anna Fabi

10 Aprile 2019 14:12

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Primi numeri sul Reddito di Cittadinanza, alla prova del DEF: esigui i vantaggi stimati in termini macro-economici, a fronte di un aggravio di spesa che il Paese fatica a gestire.

Dal 15 aprile l’INPS inizierà a inviare gli esiti sulle oltre 800mila domande di Reddito e Pensione di Cittadinanza pervenute all’Istituto tramite sito del Governo, Poste e ai CAF e online.
Equamente distribuite tra uomini e donne, metà al Centro-Nord e metà al Sud, nel primo mese di applicazione le richieste sono arrivate soprattutto da Campania, Sicilia e Lazio, seguite da Puglia, Lombardia, Calabria e Piemonte. Per verificare a che punto sia la propria pratica, ricordiamo che è disponibile il servizio online per la consultazione delle domande.

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Ma quali saranno gli effetti sull’economia reale del nuovo strumento? I dubbi maggiori si concentrano sulla scarsa efficacia di (ri)collocamento lavorativo. Si prefigurano meno di 500mila nuovi posti di lavoro a fronte di quasi 2 milioni di aspiranti beneficiari del RdC.

Un capitolo delicato, che ha trovato inevitabilmente posto del DEF. Riportando le stime ISTAT, il Documento di Economia e Finanza appena presentato in CdM riporta un numero di percettori del reddito e della pensione di cittadinanza pari ad un totale di 2 milioni e 706mila persone, di cui 1 milione e 791mila in età lavorativa, di cui il 57% già occupato.

Non solo: anche le retribuzioni stimate riportano dati assai poco incoraggianti. In questo senso, i potenziali vantaggi macro-economici della misura sembrano lasciati un po’ al caso

 È auspicabile che, nel medio-lungo periodo, l’effetto delle politiche attive nella forma di una maggiore offerta di formazione, possa agire sulle retribuzioni portandole al di sopra dei livelli dello scenario di base.

Come se non bastasse, la spesa per due misure chiave del programma di governo, Reddito di Cittadinanza e Quota 100, si sta traducendo in un pesante aggravio sui conti pubblici a fronte di benefici inferiori alle promesse. E con la spada di Damocle dell’aumento IVA costantemente a minacciare una ipotetica ripresa.