La Legge di Stabilità 2019 (legge 145/2018) ha previsto per il settore automotive, a partire dal 1° marzo 2019, l’avvio di un nuovo sistema di bonus/malus per le auto nuove immatricolate per la prima volta che affianca a degli ecoincentivi, attivati via sperimentale fino al 31 dicembre 2021. Entrambe le misure sono state introdotte con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e di incentivare la mobilità sostenibile, ma nel concreto sembra che stiano facendo crollare il numero di nuove immatricolazioni. Il trend sembra orientarsi sempre più verso il mercato dell’usato con chilometri zero, in modo da evitare l’ecotassa.
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Ecoincentivo senza decreto e piattaforma
I dati delle vendite di auto sono certamente influenzati anche dalle incertezze legate all’economia italiana e alla possibile recessione, al futuro dei veicoli diesel, dal fatto che nel 2019 non vi sono più i superammortamenti per le auto utilizzate come beni strumentali, nonché dalla mancanza del decreto attuativo per l’ecoincentivo previsto dalla manovra e della relativa piattaforma Invitalia. La misura sulla carta sarebbe partita il 1° marzo, ma di fatto i concessionari si sono trovati nell’impossibilità di erogare gli ecobonus a chi acquistava veicoli elettrici e ibridi.
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Crollo delle immatricolazioni a marzo
Il risultato complessivo dato dalla somma di tutti questi fattori è stato che nel mese di marzo le immatricolazioni sono crollate del -9,6% su base annua. Andando ad analizzare i singoli brand, FCA ha fatto registrare un -19,3%, con Alfa Romeo che segna addirittura un -54,7%, compensato da Lancia che ha realizzato un +15,4%. Nel primo trimestre, le immatricolazioni sono calate del -6,5%, mentre FCA ha registrato un calo del -16,5%, con solo Jeep (+2,9%) e Lancia (+35%) a segnare un guadagnano volumi.
L’allarme è stato lanciato dal Centro studi Promotor che sottolinea come i dati di marzo assumano un peso particolare, perché generalmente è il mese dell’anno in cui si registra il massimo delle immatricolazioni.
I concessionari sono dunque in allarme e non mostrano segnali di grande fiducia: secondo l’inchiesta congiunturale di fine marzo del Centro Studi Promotor soltanto il 7% degli interpellati si attende domanda in crescita, mentre il 58% ipotizza stabilità e il 35% prevede vendite in calo.