Flat tax per famiglie accompagnata da un nuovo sistema di deduzioni fiscali: è la proposta della Lega che nelle ultime ore ha scatenato il dibattito e su cui si sono innestati ulteriori elementi critici legati a una stima del MEF sui costi della misura.
Stima definita “strampalata” dal ministero dell’Interno, Matteo Salvini e successivamente smentita dallo stesso ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
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In base alla simulazione (smentita) del MEF, una misura con flat tax al 15% per le famiglie fino al 80mila euro e al 20% per i redditi superiori costerebbe 59,3 miliardi. In base a quanto dichiarato da Salvini, il costo reale sarebbe intorno ai 12-15 miliardi.
In realtà, infatti, il progetto leghista mira ad un obiettivo quinquennale e a a scaglioni, con il programma di estendere alle famiglie nel 2020 la flat tax già concessa alle Partite IVA quest’anno. Il tetto di reddito sarebbe di 50mila euro (non 80mila) con un’aliquota del 15%.
Si tratta di un mero dibattito sui prossimi step della riforma fiscale iniziata nel 2019, che in base alla manovra introdurrà una nuova aliquota al 20% per Partite IVA fino a 100mila euro (cosa diversa dall’attuale regime forfettario “esteso”).
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Il Governo insiste su un solo concetto di fondo: la flat tax deve essere estesa al lavoro dipendente. Par di capire, però, che tale obiettivo possa essere raggiunto con un diverso meccanismo, basato non sulla singola dichiarazione dei redditi ma sul reddito familiare.
Nell’Esecutivo c’è unità d’intenti sui passi avanti della riforma e il vicepremier Luigi Di Maio si dichiara “molto fiducioso”:
sulla flat tax familiare troveremo una soluzione insieme alla Lega, come abbiamo sempre fatto spiega. Noi come M5S abbiamo lavorato a una riduzione degli scaglioni e della pressione fiscale attraverso il coefficiente familiare e in questo senso si individuerà un punto di incontro.