Diciamolo: sono numeri impressionanti quelli presentati dal report del Center for European Policy (CEP) di Friburgo sui primi 20 anni di Euro, ovvero sull’impatto che la moneta unica ha avuto per le tasche dei cittadini dei diversi paesi. Ebbene, mediamente un tedesco ha guadagnato 23mila euro, un italiano ne ha persi 73mila, maglia nera per PIL pro-capite fra i big dell’Euro.
Secondo gli analisti, «l’Italia non ha ancora trovato il modo di diventare competitiva all’interno dell’Eurozona». Ai tempi della Lira, il Governo usava la svalutazione della moneta per guadagnare competitività, ma con l’Euro questa leva non è utilizzabile: l’unico modo per affrontare la politica economica è quello delle riforme strutturali.
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Non è una strada facile. Guardando alla classifica, sul podio troviamo soltanto Germania e Olanda. Al terzo posto ci sarebbe la Grecia (che ha aderito due anni dopo), avvantaggiatasi però solo nei primi anni di ingresso. Per il solo 2017 la classifica è infatti analoga ma anche la Grecia risulta in perdita.
L’esempio della Spagna (sotto, il grafico) dimostra però come le riforme possano invertire la tendenza. Nonostante un saldo negativo, il trend potrebbe invertirsi nel giro di pochi anni proseguendo nella strada intrapresa.
Attenzione: i risultati non dimostrano in termini assoluti che senza l’Euro l’Italia, o altri paesi, avrebbero avuto un vantaggio. Lo scenario è astratto e non significa che l’introduzione della moneta unica sia stato un errore. Gli analisti hanno infatti stilato la classifica attraverso una simulazione, ipotizzando uno scenario alternativo (senza Euro) costruito prendendo come riferimento paesi che non hanno adottato la moneta unica e che negli anni precedenti presentavano un andamento simile, modellando poi un algoritmo ponderato in base a una serie di fattori specifici.
Per misurare effettivamente cosa sarebbe successo ai singoli paesi se non ci fosse stata l’Eurozona, ammesso che sia possibile, ci vorrebbero calcoli ben più complessi.
E’ però interessante l’analisi sul fronte della valutazione delle politiche economiche, e delle scelte fatte sia dai diversi paesi quando sono entrati nell’euro sia, successivamente, dall’Europa.