Il primo gennaio 1999 undici Paesi varavano l’Euro, moneta unica basata sulle regole del Trattato di Maastrich. La valuta concreta (banconote e monete) sarebbe arrivata tre anni dopo, il primo gennaio 2002, quando il denaro contante venne introdotto in 12 degli allora 15 Stati dell’Unione Europea (oggi gli aderenti all’Ue sono 28 con la Gran Bretagna in uscita, i Paesi che usano l’Euro sono saliti a 19).
Fra il 2007 e il 2015 l’Eurozona si sarebbe allargata a 19 Paesi mentre l’Euro è utilizzato anche in altri Stati o territori: Andorra, Monaco, San Marino e Città del Vaticano, dove è moneta ufficiale, ma anche in Guadalupe, Martinica e Saint-Barthelemy nei Caraibi, a Mayotte e Reunion nell’Oceano Indiano, e alle Azzorre, Canarie, Madeira, Kosovo e Montenegro.
L’introduzione della moneta unica ha conosciuto negli anni numerose polemiche ed equamente diviso i cittadini di diversi Stati aderenti, in particolare gli italiani ai quali per esempio quel tasso di cambio di 1.936,27 lire non è mai andato giù. Eppure era legato a una storia più lunga, quella del Sistema monetario europeo, al tasso di cambio di fatto congelato fin dal 1997 e alla necessità di tutelare le esportazioni italiane. Entrare a mille lire per un euro, insomma, non sarebbe stato possibile né per le logiche di mercato che dal 1989 modellavano i rapporti di forza dell’Ecu, la moneta scritturale che per un decennio preparò la valuta unica, né per la tenuta internazionale della nostra bilancia commerciale.
Polemiche a parte, l’Euro ha portato benefici innegabili alla nostra economia. Il problema, semmai, è stata l’occasione in gran parte mancata nell’intercettare una crescita robusta e, questo va detto, un mercato comune europeo che a un certo punto ha rallentato la sua integrazione: dal debito pubblico alla produttività fino all’evasione fiscale, è l’Italia che ha bucato l’appuntamento con la moneta unica alla quale, anzi, si è aggrappata per evitare disastri peggiori.
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I vantaggi dell’Euro
- Ha abbattuto i tassi di interesse. Fra il 1992 e il 1996 lo spread fra Btp e Bund tedeschi è stato in media di 392 punti base. Fra 1997 e 2010, ultimo anno precrisi, di 44 punti. Una montagna di quattrini risparmiati sul debito pubblico, circa 150 miliardi di euro, considerando anche il calo del tasso di interesse reale, sceso dal 6,39% al 2,4%. Se uscissimo, quei tassi d’interesse schizzerebbero, dovremmo sospendere nuove emissioni di titoli pubblici o privati, le banche non avrebbero più accesso a mercato monetario né ai meccanismi di tutela previsti dalla Bce.
- Ha tagliato l’inflazione. Non è vero che l’Euro ha fatto salire i prezzi. Dalla sua introduzione abbiamo vissuto un’epoca di percezione del tutto sballata, legata al piccolo paniere di beni che acquistiamo più di frequente e spesso in contanti. Nei quali, dunque, abbiamo notato forti aumenti che tutto sommato si sono esauriti nel giro del primo anno. Dal punto di vista statistico, infatti, l’inflazione ha continuato il suo passo prima dell’introduzione dell’Euro così come dopo. Anzi, migliorando. La media storica dell’inflazione italiana è del 5,5%, dall’introduzione dell’Euro è scesa all’1,7%. Il 2% è anche l’obiettivo a cui la Banca centrale europea intende tenerla.
- Ha fatto fuori i tassi di cambio. Sono spariti i costi connessi alle operazioni in valuta. Un aiuto fortissimo al commercio europeo la cui crescita è stata stimata fra il 5 e il 10%. Acquisto e vendita di valuta sul mercato dei cambi, tutela dalle oscillazioni avverse, pagamenti in divisa estera con commissioni elevate, conti in altre valute: miliardi drisparmiati che hanno fatto dell’Euro la seconda valuta di riferimento al mondo dopo il dollaro.
- Trasparenza e concorrenza. La concorrenza, secondo le regole, è la chiave del risparmio per i cittadini. L’Euro consente più scelta e stabilità dei prezzi, più opportunità per imprese e mercati (spesso la responsabilità della mancata visibilità di questi vantaggi è dei governi, si pensi al caso Bolkestein): dagli scambi transfrontalieri agli investimenti, dalla ricerca dei prezzi migliori (anche online) per consumatori o imprese, anche i più critici si muovono ormai in un unico grande mercato con ancora troppi ostacoli ma che ormai diamo per scontato.
- Prestiti, competitività, no alla svalutazione. Sono molti altri i vantaggi della divisa unica. Dalla internazionalizzazione delle aziende alla riduzione dei rischi nel commercio coi Paesi extra-Ue fino alla semplicità di contrarre un prestito o un mutuo (nel 1997 il tasso effettivo globale medio per un mutuo era del 10,6%, oggi sono inferiori al 3%).
Ma il vantaggio maggiore l’Euro ce l’ha dato in credibilità, impedendoci svalutazioni selvagge che avevano compromesso la fiducia sulla vecchia lira (e che per certi versi avevano portato alla quotazione di 1.936,27 lire per euro) costringendoci a regole comuni che tuttavia ci hanno salvato la pelle in occasione di numerose crisi e shock interni e internazionali. Almeno, senza sarebbe andata molto peggio.