Giorni decisivi per la trattativa Roma Bruxelles: sullo sfondo, il concreto rischio di procedura d’infrazione, dopo la bocciatura europea della manovra di Bilancio. Il premier Giuseppe Conte incontra mercoledì 12 dicembre il presidente della commissione UE Jean Claude Juncker.
Alla vigilia degli appuntamenti europei, il premier ha riferito in Parlamento spiegando di non volersi presentare «con un libro dei sogni, ma con un progetto completo di riforma». Confrontandosi con i numeri, Conte ha difeso l’impianto espansivo della Legge di Bilancio insistendo anche sulla disponibilità al dialogo con la commissione comunitaria alla ricerca di un accordo che eviti la procedura d’infrazione.
I prossimi giorni saranno decisivi, nel frattempo è difficile fare previsioni. Da una parte, si registra la disponibilità italiana a rinunciare a qualche punto di deficit, ma continua ad esserci una forbice, per quanto sempre meno evidente, fra le richieste di Bruxelles e gli aggiustamenti alla manovra previsti dal Governo di Roma.
Nel dettaglio, l’esecutivo UE punta a un deficit -pil sotto il 2% (almeno all’1,9%), mentre il Governo Conte sta cercando di scendere al 2-2,1% (dal 2,4% attuale). Come si vede, le posizioni si stanno avvicinando ma non è chiaro se questo sarà sufficiente.
Sto lavorando per quantificare con apposite relazioni tecniche i costi delle misure, soprattutto quelle a più rilevante impatto sociale, che maggiormente destano la preoccupazione degli interlocutori europei.
Così ha riferito il premier alla Camera. Il capo del Governo, però, ancora una volta non è sceso nel dettaglio delle modifiche alla manovra.
Restano quindi valide le ipotesi dei giorni scorsi: sul fronte del reddito di cittadinanza, i risparmi derivano in particolare dallo slittamento dell’entrata in vigore. Si pensa anche a ridurre la crescita del sussidio per le famiglie numerose rispetto alle ipotesi fin qui presentate. In parole semplici, il reddito di cittadinanza resta a 780 euro al mese ma si incrementa in modo meno sostanzioso del previsto in presenza di famiglie numerose (si allontano, quindi, l’idea di un aumento del 20% per ogni minore e del 40% per il coniuge a carico). Restano infine allo studio le diverse ipotesi che collegano il reddito di cittadinanza al reinserimento lavorativo.
L’altro capitolo caldo è la riforma pensioni, e qui le ultime indiscrezioni presentano invece qualche novità. Non si esclude la possibilità che si possano allungare le finestre di uscita previste per la quota 100 (spostando quindi nel tempo i trattamenti). Resta l’intenzione di far partire i primi assegni in aprile, ma la seconda uscita potrebbe essere in settembre, invece che in giugno. Con due sole finestre di uscita (invece delle tre previste inizialmente per il 2019, che dovrebbero poi diventare quattro dal 2020), si riduce anche la platea degli aventi diritto alla pensione anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi. Si parla nuovamente anche di una riduzione dell’assegno per chi sceglie di ritirarsi con la quota 100.
Staremo a vedere. Le decisioni vere non saranno prese prima del 19 dicembre, data entro la quale la manovra, approvata alla Camera e ora in discussione al Senato, sarà nell’aula di Palazzo Madama.