Il Governo difende a spada tratta l’impianto della Legge di Bilancio: i numeri non cambiano, il deficit/PIL resta al 2,4% nel 2019 e la crescita all’1,5%, vengono però inserite nuove dismissioni immobiliari e una clausola di salvaguardia per mettere al sicuro i conti e rassicurare ulteriormente l’Europa. E vengono fornite ulteriori spiegazioni sull’impostazione della manovra, che vuole «rilanciare le prospettive di crescita», e affrontare le difficoltà sociali puntando su:
espansione fiscale, riforme introdotte, rilancio degli investimenti, riduzione del carico fiscale sulle piccole imprese.
Sono i contenuti fondamentali della lettera con cui il ministro del Tesoro Giovanni Tria ha risposto all’Europa che chiedeva chiarimenti sulla riduzione del debito. La missiva è stata condivisa e approvata nel corso del consiglio dei ministri del 13 novembre. Il ministro ha inviato alla Commissione europea anche la versione aggiornata del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) 2019.
La prossima mossa di Bruxelles è attesa per il 21 novembre, quando la Commissione pubblicherà le valutazioni su tutte le leggi di Bilancio dei paesi membri. Il rischio, per l’Italia, è l’apertura di una procedura di infrazione.
Dunque, nonostante le bocciature e dubbi su numeri e strategie giunte da più parti allo schema di Legge di Bilancio – non da ultimo l’Ufficio parlamentare di bilancio – il governo sceglie dunque la strada “facile” di lasciare tutto così com’è auspicando un tasso di crescita superiore a quello tendenziale, dunque confermando gli ambiziosissimi obiettivi di crescita previsti (1,5% nel 2019).
E dunque anche il deficit resta stimato al 2,4%, pur «considerato un limite invalicabile» che verrà costantemente presidiato dal ministero, pronto eventualmente a stabilire opportuni correttivi.
In seguito ai rilievi europei, in manovra sono state aggiunte soltanto nuove privatizzazioni di patrimonio pubblico, pari all’1% del PIL. Il Governo segnala poi l’esigenza di affrontare il dissesto idrogeologico, chiedendo un margine di flessibilità pari allo 0,2% del PIL per sostenere spese eccezionali.
Dunque, l’esecutivo non cambia la manovra, che nel frattempo prosegue il suo cammino parlamentare. La prossima mossa spetta a Bruxelles, mentre nel frattempo la reazione dei mercati non si è fatta attendere, registrando effetti negativi sullo spread Btp Bund.